Le vignette di Sironi fanno ancora sorridere

Una rassegna (in quella fu la dimora ufficiale del duce) delle illustrazioni satiriche a sfondo politico del grande artista che ammirava Mussolini. Peccato che il complesso non sia curato né sorvegliato
di Sandro Forte

Mario Sironi è stato uno dei più grandi disegnatori politici. Fino al 10 gennaio una mostra celebra il grande artista sardo a Villa Torlonia, o meglio: quel che resta di Villa Torlonia, dato che l’ex residenza di Mussolini è oggi abbandonata al degrado e all’incuria.
La rassegna “Mario Sironi e le illustrazioni per il Popolo d’Italia 1921-1949” è allestita nel Casino dei Principi e nel Casino Nobile. Curata da Fabio Benzi, con la consulenza storica di Monica Cioli e l’organizzazione della Galleria Russo, l’esposizione raccoglie circa 220 illustrazioni realizzate da uno dei più grandi protagonisti dell’arte italiana del ‘900 per il quotidiano ufficiale del Partito Fascista. La mostra – promossa dall’assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma e realizzata grazie al sostegno della Fondazione Roma-Arte-Musei, main sponsor, e di Cofely Italia, Gruppo Engie (già GDF SUEZ) – rappresenta l’occasione per scoprire un aspetto fondamentale dell’opera di Sironi: quello di illustratore e, più precisamente, di “disegnatore politico”, attività alla quale si dedicò con appassionato fervore tra il 1921 e il 1942.
Le vignette che compongono il percorso espositivo, realizzate per la maggior parte tra il 1921 e il 1927, provengono da un corpus di oltre 2000 disegni e costituiscono il maggior sforzo illustrativo della carriera di Sironi, tanto da poter essere considerate a tutti gli effetti non solo una parte essenziale della sua produzione artistica ma, per molti aspetti, anche “la più alta e possente”. Esse rappresentano, inoltre, una straordinaria testimonianza storica perché – come ricorda Benzi – costituiscono «un cadenzato e memorabile commento alle vicende di un Ventennio drammatico e complicato, un esercizio di vita e di stile al tempo stesso, frutto di un’osservazione certamente di parte ma di altezza singolare».
Le illustrazioni di Sironi, con la loro satira feroce e la loro ironia sferzante, prendono di mira soggetti esclusivamente politici come i partiti avversari, la vecchia classe di governo liberale, la stampa governativa, le ricche democrazie dell’America, della Francia e dell’Inghilterra e il comunismo russo. Ecco allora che la pagina sironiana si popola di personaggi, temi e situazioni che caratterizzano un’epoca complessa come quella fascista. Il Partito Socialista è raffigurato da un berretto frigio e chiamato in modo spregiativo “pus”. L’attacco al Partito Popolare si concentra su don Sturzo, raffigurato come «orrifico e cinico profittatore», mentre Lenin assume la fisionomia «di un tiranno orientale fastoso e crudele». Il disegno di Sironi è raffinato, pungente, velenoso con tratti “intolleranti”, come quando, per denigrare maggiormente gli oppositori, li rappresenta con evidenti caratteri negroidi. Tra i chiaroscuri della matita di Sironi si racchiudono satira, ironia e ferocia.
La grandezza del Sironi illustratore, oltre che nella tecnica compositiva che porta sempre alla realizzazione di forme e figure tratteggiate con saldo plasticismo e con un segno fortemente espressivo della matita litografica o della china, sta anche nella grandissima varietà di temi compositivi e iconografici. Essi, infatti, non sono mai ripetuti ma reinventati quotidianamente, così da costituire «un unicum assolutamente straordinario nella storia dell’illustrazione». Sono poi evidenti gli influssi grotteschi e caricaturali di artisti che Sironi sente vicini, come gli incubi visionari di Francisco Goya e le celebri illustrazioni di Gabriele Galantara per la rivista satirica “L’Asino”.
Il percorso espositivo è arricchito da un documentario, realizzato per l’occasione e accompagnato da materiale fotografico, che raccoglie interventi e testimonianze che permettono ai visitatori di comprendere e contestualizzare al meglio le opere e il lavoro del Sironi “disegnatore politico”.
Dopo Villa Torlonia la mostra – arricchita di circa 100 disegni realizzati per “Il lunedì del Popolo d’Italia”, “Gerarchia”, “La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia”, “Almanacco enciclopedico del Popolo d’Italia” e altri bozzetti e disegni legati al quotidiano – sarà a Bologna (29 gennaio-1 febbraio 2016), in occasione di Arte Fiera, per poi tornare a Roma, presso la Galleria Russo, dove sarà aperta al pubblico dall’11 febbraio al 3 marzo.
Insomma un’apprezzabile iniziativa culturale che sta riscuotendo un grande successo di visitatori, i quali però non possono non accorgersi del degrado e dell’incuria del parco in cui l’esposizione è ospitata. Ma come si presenta Villa Torlonia? Un ramo pericolante, un tombino rialzato, l’erba alta, rifiuti sparsi in quello che era uno dei parchi “gioiello” della capitale. Dall’ingresso di via Siracusa la scena è desolante. Ad accogliere turisti e residenti un passeggino abbandonato tra i cespugli, un cuscino e lo scatolone d’imballaggio di una televisione. Erba alta in alcuni punti, del tutto scomparsa in altri. A tenere lontani i visitatori da un ramo pericolante solo il nastro segnaletico rosso e bianco posto intorno a tre pini. Da qualche giorno ad attirare l’attenzione di chi frequenta il parco, un cartello affisso proprio sull’albero: «Mi chiamo Pino, ho un ramo pericolante da mesi… se ammazzerò qualcuno di chi sarà la colpa?». La scritta è accompagnata da una freccia rivolta verso l’alto a indicare che il pericolo è un grosso ramo, ormai secco, spezzato e a forte rischio caduta. Pochi passi più in là, restaurata da anni ma abbandonata nell’incuria totale, c’è la Serra Moresca. I rovi intorno alla recinzione sono così alti che in alcuni tratti ne impediscono quasi la vista. Il vialetto che conduce verso la Casina delle Civette, una delle principali attrazioni, non è messo meglio: scavato dall’acqua, è un percorso a ostacoli per chi con un passeggino pensa di poter fare un giro nel parco. A un certo punto poi continuando a camminare si incontra o meglio si inciampa in un tombino rialzato, avvolto sempre dal noto nastro bianco e rosso. Non va molto meglio nell’area dei musei e del teatro, fresco di restauro, che si affaccia su via Nomentana. Le palme di uno dei giardini più belli della Capitale sono in sofferenza.
I residenti che frequentano la villa si sono organizzati in un comitato che quasi quotidianamente denuncia lo stato di degrado della villa dove, a diversi mesi di distanza dallo scandalo di Mafia Capitale che ha paralizzato la gestione del verde pubblico nella capitale, poco o nulla si muove. «La manutenzione del verde è assente – denuncia il Comitato Villa Torlonia –, le potature degli alberi non vengono mai eseguite (le aree con alberi pericolanti sono addirittura transennate), l’erba cresce incontrastata invadendo ogni spazio e nascondendo bivacchi e rifiuti di ogni genere, molte strutture sono pericolanti, le aree giochi sono invase dalla sporcizia». Il comitato si propone «di tutelare le esigenze dei bambini e delle famiglie del nostro quartiere che rivendicano il diritto di tornare a usufruire del parco in totale sicurezza e godendo di spazi restituiti al decoro (fino a tre anni fa tutto andava bene), sollecitando le istituzioni municipali e comunali a intervenire al più presto per restituire a Villa Torlonia la sua dignità».

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