Cosa occorre per convertire la propria abitazione in un bed&breakfast

Le ragioni per cui si apre un bed & breakfast sono diverse: chi scommette in una nuova entrata per le finanze familiari; chi cerca di trovare il modo migliore di mettere a reddito una casa di famiglia; chi ha trasformato un impegno nato “per gioco” in un’attività imprenditoriale; chi asseconda una passione e il piacere di accogliere persone in arrivo da tutto il mondo. Di certo, i bed & breakfast sono un successo ormai consolidato anche in Italia. Secondo le stime del rapporto 2016 stilato dal portale Bed-and-Breakfast.it, sarebbero più di 25mila le realtà attive in Italia: un settore che dà lavoro a 40mila persone con una stima di circa 8 milioni di pernottamenti venduti l’anno per un fatturato annuo di circa 270 milioni. Ma come si fa ad aprire un B&b? Lo spiega Il Sole 24 Ore. Il primo ostacolo da superare in Italia è confrontarsi con le norme di legge. Non esiste un unico testo nazionale, ma 21 leggi regionali, che agiscono ciascuna per il territorio di riferimento: alcune sono norme che risalgono alla metà-fine degli anni 90. Altre più recenti come quelle appena varate in Piemonte, Umbria, Toscana e Lazio. Alcune, è il caso ad esempio dell’Emilia-Romagna, hanno creato addirittura un marchio regionale per i B&b (come accade anche in Francia). Quasi sempre per avviare l’attività basta una Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività): fra i documenti da allegare, a seconda della Regione, è sufficiente la sola planimetria o è necessario il contratto di proprietà o di affitto e la sottoscrizione di una polizza di assicurazione di responsabilità civile a favore dei clienti. Le pratiche per la classificazione della struttura e la comunicazione di arrivi e partenze di ciascun ospite all’autorità di pubblica sicurezza sono, invece, gestite dagli Uffici turistici locali.

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