Roma, caos amministrativo per il patrimonio immobiliare del Comune

Regolari appena trenta inquilini su 170 a Roma nelle case dell’edilizia residenziale pubblica. Le ispezioni dei tecnici del Campidoglio, iniziate ad aprile dopo il dossier Tronca, stanno facendo emergere una situazione piena di abusi edilizi, occupazioni illegali e una moltitudine di morosi, quelli che sono stati chiamati “ i finti poveri” superando il limite massimo di 18 mila euro di reddito all’anno per avere i requisiti di essere ammesso nelle graduatorie dell’edilizia popolare. Dai dossier raccolti risulta che gran parte degli abitanti delle case popolari gestite dal Comune di Roma non sono in regola e che dei 3.200 immobili messi in vendita soltanto 1561 inquilini hanno confermato la volontà d’acquisto. I controlli stanno proseguendo con una media di 25 istruttorie al mese e i risultati stanno arrivando sui tavoli della Commissione patrimonio, che ha il compito di indicare le soluzioni per districare la giungla di illegalità che si è creata soprattutto nel corso degli ultimi 10 anni, da quando cioè il Comune spedì tra il 2008 e il 2009 circa 4600 proposte per mettersi in regola. Nell’operazione sembra che il Comune abbia dovuto restituire la caparra di 2 mila euro ai circa 1600 inquilini che poi hanno rinunciato all’acquisto. Nel contempo protestano gli inquilini Ater per i pericoli derivanti dall’interpretazione di un articolo della legge Finanziaria regionale sulla predisposizione di piani di cessione per gli alloggi di elevato pregio immobiliare. Il cui costo salirebbe a 4-6 mila euro al metro quadro per i 500 alloggi considerati popolari tra l’Aventino e Caracalla. Nei 4.400 alloggi Ater da vendere questi stabili non erano compresi. In settimana l’Ater incontrerà i rappresentanti delle associazioni che si occupano dei problemi della casa a Roma.

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