Il boom dei mutui rischia di sgonfiarsi presto

Lo dicono i numeri che indicano una tendenza da “double dip” (ovvero doppia recessione). Dal 2011 al 2014 — scrive Il Sole 24 Ore — le erogazioni in Italia si sono più che dimezzate (complice la crisi economica). In questa fase il calo è stato legato a una crisi dell’offerta (le banche hanno stretto i cordoni del credito e hanno alzato di molto gli spread applicati sui mutui proprio per rallentare le erogazioni). Nel 2015 invece c’è stato un brillante +71%: le erogazioni sono quasi raddoppiate tornando sui livelli pre-crisi. Il 2016 è cominciato molto bene: con la domanda di mutui in aumento del 49%. Ma poi qualcosa sembra essersi inceppato in questo poderoso meccanismo di normalizzazione. A febbraio le richieste sono cresciute del 32%, a marzo del 17%. Sia ben chiaro — avverte il quotidiano — stiamo parlando sempre di crescita. Ma il trend rialzista si sta sgonfiando e non è quindi da escludere che di questo passo la domanda scivoli in territorio negativo fra qualche mese. Così come non è da escludere che il 2016 si chiude nuovamente in territorio negativo.

Ma come mai? Dal punto di vista dell’offerta ci sono tutte le cartucce perché il 2016 segua il 2015 e si configuri come un bell’anno sul fronte mutui. I tassi di interesse (sia fissi che variabili) a livello nominale sono ai minimi storici. Gli spread di offerta sui mutui sono a livelli di grande convenienza, dopo un calo ininterrotto di oltre 2 anni, a testimonianza del fatto che le banche intendono aumentare le proprie erogazioni. Inoltre i prezzi degli immobili sui 5 anni 2010-2015 si sono contratti mediamente del -16% a livello Italia, risultando di nuovo in contrazione di quasi un -4% sul primo trimestre 2016. Da ultimo, la Legge di Stabilità del 2016 ha cancellato la Tasi sulla prima casa e ha esteso le agevolazioni fiscali “prima casa” (imposta registro al 2%, ipotecaria e catastale 50 euro ciascuna, imposta sostitutiva 0,25% sul mutuo, Iva al 4% in caso acquisti da imprese) anche in caso di titolarità di altro immobile, a patto di venderlo entro un anno dalla data di acquisto della nuova prima casa. Le cartucce, insomma, lato offerta, ci sono tutte. Risulta quindi abbastanza chiaro rilevare — conclude Il Sole — che il problema al momento non risieda tanto lato offerta di credito o condizioni di mercato, ma quanto lato domanda e effettiva volontà di “imbarcarsi” nel progetto casa.

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