Udine, in un mese chiede per tre volte di essere ricoverato: lo chiamano quando è morto

Dallo scorso Natale entrava e usciva dall’ospedale di Tolmezzo (Udine), pesantemente debilitato da un’insufficienza circolatoria sanguigna. Ci entrava troppo spesso (tre volte in poco più di un mese) e, soprattutto, ci usciva troppo presto. Almeno secondo i familiari, che oltre al dolore per la scomparsa del loro congiunto si ritrovano costretti a convivere con l’altrettanto dolorosa sensazione di essere stati, loro malgrado, vittime di un caso di malasanità. Una morte — scrive il Messaggero Veneto — che non ha ancora una spiegazione (per la moglie Dantina, la figlia Patrizia e il genero Riccardo) quella di Graziano Perotti, il 76enne di Tarvisio deceduto la mattina del 7 febbraio dopo essersi visto “rifiutare” tre volte il ricovero, in poco più di un mese, dal personale medico dell’ospedale di Tolmezzo. E alla tragedia si è aggiunta «anche la beffa», si sfoga il genero: «Mio suocero è deceduto la mattina dopo essere stato dimesso, per la terza volta in poco più di un mese, dall’ospedale di Tolmezzo, nonostante i suoi valori fossero tutt’altro che da ritenersi normali. E pochi minuti dopo il decesso, che è stato constatato verso le 8 del mattino, a casa era arrivata l’attesa telefonata per comunicargli il ricovero. Un epilogo assurdo, che oltre al dolore non può non lasciare anche tanta amarezza». Nessun dubbio clinico, invece, per il dottor Pier Paolo Benetollo, direttore generale dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 3 “Alto Friuli Collinare”, che interpellato sul caso ha precisato: «Per quanto ci è stato possibile approfondire nell’immediato, si è trattato di una morte del tutto inaspettata e, dato il quadro clinico in atto, non prevedibile».

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