affitti agli studenti: pochi quelli a canone concordato

Dopo Ferragosto scatta ogni anno la ricerca di una sistemazione per gli studenti universitari fuori sede. Si tratta di un mercato — scrive il Corriere.it — che riguarda almeno 400 mila giovani, costretti a fare fronte a un costo che nella quasi totalità dei casi supera quello per l’iscrizione all’Università e per l’acquisto dei testi, visto che a Milano o a Roma spendere meno di 450 euro al mese per un posto letto è difficile e che per la grande maggioranza degli studenti la sistemazione in pensionati universitari è un miraggio, perché i posti disponibili sono una frazione di quelli che sarebbero necessari. La legge sulle locazioni prevede una fattispecie ad hoc per gli studenti fuori sede: contratti di breve durata, minimo sei, massimo 36 mesi, stipulabili da uno o più studenti, a un canone concordato a livello comunale tra associazioni di proprietari e inquilini, con forti agevolazioni fiscali per incentivare i proprietari (riduzione del 25 per cento dell’Imu, cedolare secca al 10 per cento). Lo scorso anno, secondo i dati ufficiali della Agenzia delle Entrate, ne sono stati firmati in tutta Italia poco più di 27 mila, in buona parte in seguito a convenzioni stipulate con le agenzie per il diritto allo studio. A Milano, dove i canoni concordati sono decisamente fuori mercato, ne sono stati conclusi solo 527; è andata un po’ meglio nella Capitale, a quota 3.076. Da un punto di vista formale per locare a canone libero il proprietario dovrebbe stipulare un contratto della durata di quattro anni con rinnovo automatico di altri quattro e se c’è l’accordo con l’inquilino (o gli inquilini) la cosa può funzionare: basta permettere allo studente di dare la disdetta con un minimo preavviso. In molti casi però — aggiunge il Corriere.it — anche questa soluzione del tutto legale è giudicata poco interessante e si tende ad affittare posti letto in appartamenti con contratti di durata mensile o stagionale sulla cui regolarità formale spesso ci sarebbe da ridire.

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