atac, corsa contro il tempo per evitare il fallimento. Anderson: va privatizzata

Il 30 maggio la sentenza del Tribunale sul concordato. Lo stesso giorno la scadenza del Ministero per il rinnovo della fideiussione a garanzia dei conti aziendali. Poi c’è il referendum per la privatizzazione il 3 giugno, e il braccio di ferro in corso con i sindacati sugli orari di lavoro. Cosa accadrà? Il ministero ha tentato di ridimensionare il tutto: “Immotivati allarmismi su interruzione del servizio”. Per Atac si tratta di una “normale interlocuzione”. Nei fatti però è una corsa contro il tempo. Da un lato Comune e azienda cercheranno di convincere il Tribunale che deve accettare il concordato – già parzialmente bocciato due mesi fa – a consentire il rinnovo della garanzia. Dall’altro si proverà a strappare una sospensione della revoca dal ministero. Tutto ciò mentre prosegue la dura trattativa tra la partecipata e i sindacati sull’applicazione dell’accordo sulla produttività aziendale del 27 novembre scorso, che ha introdotto l’aumento da 37 a 39 ore settimanali per i dipendenti dell’azienda capitolina. Un accordo anche questo legato a doppio filo all’iter per il concordato. E il 3 giugno, con tutte le implicazioni del caso, è il giorno dell’appuntamento con il referendum promosso dai Radicali romani. Due i quesiti sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico della Capitale a decorrere dal 3 dicembre 2019. Come è noto, Federproprietà da tempo sostiene la necessità che l’azienda venga privatizzata. “E’ il solo modo — ha dichiarato il presidente Massimo Anderson — per poterla risanare e renderla più efficiente nell’esclusivo interesse degli utenti romani”.

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