Lo sfascio dell’Atac fra buchi di bilancio e scandali

Lo sfascio dell’azienda pubblica della capitale è sotto gli occhi di tutti. E il dito nella piaga lo mette Mario Giordano col suo libro “Avvoltoi: l’Italia muore, loro si arricchiscono”, edito da Mondadori. I numeri sono impressionanti. I mezzi pubblici romani sono i più vecchi e i più inefficienti d’Europa. Ogni giorno nella Capitale circolano 1200 mezzi: ebbene sulla metà (600) si verifica quotidianamente qualche malfunzionamento. Secondo la Ragioneria del Campidoglio, nel 2016 sono state cancellate oltre 1 milione di corse, nel 2017 un milione e mezzo. “Pur ricevendo oltre 500 milioni l’anno di sussidi pubblici (441 dal Comune e 72 dalla Regione), l’Atac da dieci anni chiude il bilancio regolarmente in passivo. L’ultimo (2016) ha registrato 212,7 milioni di perdite. Il debito accumulato è stratosferico: 1,3 miliardi. Ci sono almeno 1200 fornitori, spesso artigiani o piccoli imprenditori, in lista d’attesa per essere pagati. Ma cosa si nasconde – si chiede Giordano – dentro il buco nero dell’Atac? Per capirci davvero qualcosa bisogna prendere in mano il dossier consegnato in Procura, dopo le dimissioni, dall’ex direttore generale Marco Rettinghieri, uno di quegli uomini onesti e coraggiosi che ha provato davvero a cambiare l’Atac. E ha dovuto rinunciare”. Qualche esempio: il mercato dei ricambi. “Fra il 2013 e il 2015, secondo Rettinghieri, risulta dai dati ufficiali che gli autobus della Capitale abbiano danneggiato o bucato 6036 pneumatici. Sapete quanti ne risultano sostituiti? 15.371. Cioè più del doppio”. Giordano (e non solo lui) ha il sospetto che qualcosa non torni nel sistema delle forniture dei trasporti romani. Nel gennaio 2017 si viene a sapere di un’indagine anche sull’azienda regionale Cotral: cinquanta indagati fra dirigenti, impiegati, titolari e meccanici delle officine convenzionate. Ma le irregolarità non finiscono qui. Giordano continua: “Quando si acquistano porte vetro le si paga 10 volte più del prezzo offerto. E quando si ordinano freni a disco ci si assicura che costino 5 vote più del prezzo di listino. E così si scoprono 180 scuolabus nuovi fiammanti abbandonati in un deposito di Grottarossa. E 130 pulmini elettrici attrezzati per disabili, anch’essi nuovi fiammanti, abbandonati nel deposito di Valco San Paolo. In quest’ultimo capannone, affidato ai centri sociali e usato per bivacchi alternativi, un cronista del ‘Tempo’ nel gennaio 2017 ritrova anche interi faldoni di bigliettazione elettronica, dati riservati compresi”. Il magistrato dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, è lapidario: il 90 per cento dei contratti siglati dall’Atac negli ultimi cinque anni risulta irregolare. E non si riferisce solo ai pezzi di ricambio e ai mezzi inutilizzati. C’è infatti il capitolo immobili. Ma i vertici di Atac si sono distinti anche in campo finanziario: qualche anno prima, infatti – racconta il libro – avevano architettato una complessa operazione di finanza creativa, che avrebbe dovuto concludersi nel 2056. Ma nel 2017 la Corte dei Conti ci ha messo sopra una pietra tombale: “In quell’operazione sono stati buttati 23 milioni di euro. E’ come se avessero giocato alla roulette”. C’è poi il mistero dei biglietti. “Stamparli, si sa, è come stampare moneta. Bisognerebbe essere gelosissimi di questa prerogativa. E invece Atac a chi ha affidato la gestione della macchina che stampa i biglietti? A una società australiana. Risultato: rischia di sfuggire tutto di mano. Infatti la situazione dei biglietti è fuori controllo. Certo: sono numerati. Ma come scoprire se un biglietto con lo stesso numero è stampato due volte? Come evitare che qualcuno ne approfitti? Il rischio è evidente. Già nel novembre 2013 una fonte interna all’azienda aveva rivelato a ‘Repubblica’ l’esistenza di una doppia bigliettazione, utilizzata proprio per creare contabilità parallele e fondi neri. Un giochetto che costerebbe alle casse pubbliche 70 milioni di euro l’anno”. L’ultimo capitolo scandaloso è quello del personale. Atac oggi ha 11.590 dipendenti. Il boom nel 2009: 845 assunzioni, fra cui parenti di sindacalisti e di politici, e alcuni casi mitici come la cubista diventata impiegata amministrativa, assunzioni favorite dall’iscrizione al sindacato. Impiegati per giunta con un alto tasso di assenteismo: basti pensare che ogni giorno 1 dipendente su 10 sta a casa, in agosto addirittura 1 su 5. Senza contare quelli col doppio lavoro.

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