Oro e mattone: cosa fare se la Borsa crolla per la crisi nordcoreana

Quando la Borsa va giù, come sta accadendo a seguito delle tensioni con la Nordcorea, la mente dei risparmiatori corre subito ai cosiddetti beni rifugio. E in effetti i ripetuti test missilistici del regime di Pyongyang e i venti di guerra nella regione stanno facendo salire le quotazioni dell’oro, ai massimi da un anno. Ma preziosi, immobili e opere d’arte rappresentano davvero una sicurezza? “Prima di tutto non bisogna fare di tutta l’erba un fascio” dice l’analista Massimo Intropido, fondatore e responsabile di ‘Ricerca e Finanza’, che esemplifica: “Un conto è se compro un capannone agricolo, un conto se compro una casa ai Parioli, non è proprio la stessa cosa”. “Il bene il cui prezzo è più facile da controllare è l’oro – afferma – in quanto esistono le borse merci che lo trattano, che è anche il motivo per cui viene comprato così rapidamente”. “Quando si compra un bene rifugio, oltre alla sicurezza del valore, della tenuta del valore, quindi l’effetto di tesaurizzazione, ci deve essere anche un effetto smobilizzo a bassi costi” sottolinea l’analista. L’importante è che se “il bene rifugio lo compri a 100 lo vendi a 100, già se lo vendi a 99 non va bene”. Quanto agli immobili, “bisogna distinguere tra immobili civili e commerciali – spiega – Questi ultimi sono da sconsigliare perché hanno un andamento fortemente prociclico, cioè crescono di valore quando l’economia va bene. Bisogna quindi indirizzarsi su un immobile civile, meglio un immobile piccolo in una zona prestigiosa che uno grande in una zona in via di sviluppo ma che non si sa se si svilupperà”. Vanno bene anche i box: “Tante volte vengono considerati lo scarto dell’immobiliare ma in realtà sono facili da affittare”. Soprattutto, “meglio un box che un diamante”, Intropido li sconsiglia. Ricorrere ai diamanti “solo se si ha un gioielliere davvero di fiducia – dice l’analista – Stimare il valore di un diamante non è così semplice”. Ancor più da sconsigliare le opere d’arte: “Quelle di autori ormai quotati sono irraggiungibili, gli unici prezzi accessibili sono sugli autori emergenti i quali poi alcuni emergono e altri si inabissano. A meno che non siano piccole cifre, e comunque bisogna andare da gente seria che fa gallerie rinomate”. Anche in questo caso, “meglio una piccola opera d’arte da un gallerista serio piuttosto che ‘l’affarone’ da una persona sconosciuta, che comunque non ha una visibilità nel settore”.

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