Roma, slitta il referendum sull’Atac. Anderson: privatizzarla è l’unica soluzione

I romani non voteranno il 3 giugno al referendum promosso dai radicali per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico locale, oggi affidato in house ad Atac.  Come è noto, Federproprietà da tempo sostiene la necessità che l’azienda venga privatizzata. “E’ il solo modo — ha dichiarato il presidente Massimo Anderson — per poterla risanare e renderla più efficiente nell’esclusivo interesse degli utenti romani”. La consultazione dunque slitta all’autunno, come ha annunciato il Campidoglio. Ma, dietro la spiegazione ufficiale del rinvio – l’indizione per il 10 giugno delle elezioni nel terzo e nell’ottavo municipio e la promessa di risparmiare qualcosa dei 16 milioni calcolati ricorrendo tra qualche mese al voto elettronico – si nascondono altre ragioni, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore. Le prime sono di ordine giuridico, come denunciano i Radicali. Alessandro Capriccioli e Riccardo Magi non hanno dubbi: «È un atto dovuto per scongiurare, per ora, una violazione certa dei diritti dei cittadini: andare al voto nelle attuali condizioni di totale disinformazione, infatti, sarebbe stato un insulto al diritto di partecipazione dei romani». I Radicali hanno infatti presentato diffide formali alla Giunta e al Consiglio, tacciati di inadempienza. Ma è il concordato preventivo in continuità la vera incognita che pende sul destino di Atac: non sfugge che le nubi sull’azienda si vanno addensando ogni giorno che passa. Il giudice del Tribunale fallimentare ha concesso tempo alla società fino al 30 maggio per integrare il piano industriale, ritenuto insufficiente e lacunoso. Se le controdeduzioni non saranno accolte, come molti temono, la procedura sarà bocciata e Atac, gravata da 1,35 miliardi di debiti, dovrà essere destinata al fallimento con la nomina di un curatore. Il Comune respinge anche il sospetto che si voglia evitare qualunque interferenza esterna prima dell’insediamento del nuovo governo. Secondo le indiscrezioni, infatti, se il M5S andasse a Palazzo Chigi la soluzione della ristrutturazione del debito, che era stata scartata, potrebbe tornare in auge al posto del concordato.

 PROBLEMI DI CONDOMINIO? L’ARPE LI RISOLVE CON SOLI 8 EURO AL MESE. CONSULENZE TECNICHE-LEGALI-FISCALI GRATUITE PER TUTTO L’ANNO

 

 

 

 

Articoli Correlati