solo il 2,4% degli edifici è assicurato contro i rischi ambientali

Terremoti, alluvioni, esondazioni. Ciclicamente l’Italia scopre la fragilità del suo territorio ma — scrive la Repubblica — al di là dei picchi di cronaca ai telegiornali, i cittadini non si dotano di protezioni assicurative per mettersi al riparo da questi eventi. “L’Italia è un Paese esposto al rischio di calamità naturali, in particolare terremoti e alluvioni, che possono causare terribili perdite umane e seri danni al patrimonio abitativo delle famiglie italiane. Tali danni sono stati finora, almeno in parte, risarciti grazie all’intervento pubblico, mentre le assicurazioni hanno  avuto un ruolo marginale. Questa situazione espone la finanza pubblica a gravi rischi e suggerisce una maggiore diffusione dello strumento assicurativo, nato esattamente per questo tipo di esigenze”, dice infatti un quaderno che l’Ivass ha realizzato proprio ragionando sul tema delle calamità naturali e delle coperture assicurative. Non tutto il pericolo che grava sulle nostre case della natura: “Alla  pericolosità del territorio italiano si accompagna l’estrema vulnerabilità delle sue costruzioni, frutto anche di diffusa illegalità sia nella localizzazione sia nei criteri edificatori”, dice la stessa Autorità presso Bankitalia. L’elenco dei fattori aggravanti è lungo, dal “degrado conservativo degli edifici residenziali”, proprio “nelle aree del paese più soggette a tale rischio, in particolare il Meridione e la Sicilia”; per arrivare al “cambiamento climatico globale, con l’aumento delle precipitazioni invernali e della siccità estiva, che sta accrescendo la  frequenza  delle alluvioni improvvise”. Bastano pochi numeri per inquadrare il problema: “I Comuni esposti a un rischio sismico di livello medio-elevato sono 5.157, con 36,9 milioni di residenti. Per il rischio alluvionale, 237 sono i comuni a rischio medio- elevato, con 2,7 milioni di residenti. Dal 1950 si stimano in Italia oltre 5 mila vittime per i terremoti e circa 1.200 tra morti e dispersi per alluvioni”. Gli strumenti assicurativi per aprire un paracadute in caso di sciagura — continua la Repubblica — ci sarebbero. La polizza “danni” sarebbe quello più naturale; strumento alternativo meno diffuso “è l’assicurazione parametrica che, a prescindere dai danni subiti, concede all’assicurato una somma prestabilita misurabile secondo un parametro pre-definito; infine un altro strumento è l’introduzione di misure in grado di prevenire gravi danni e perdite di vite umane”. Eppure “l’Italia si distingue nel panorama internazionale per una gestione dei danni da calamità naturali affidata quasi esclusivamente all’intervento statale in fase di ricostruzione ex post. Per questo, le coperture sono assenti o quasi: quelle contro le catastrofi naturali sul patrimonio abitativo italiano riguardano solo 836 mila abitazioni, pari al 2,4% del  totale, con una diffusione scarsamente correlata al rischio. Tra queste, circa 570 mila unità (1,7% del totale) sono protette contro il terremoto, altrettante contro il rischio di alluvioni, circa 300 mila (0,9% del totale) hanno una  protezione multi-rischio per entrambe le calamità.

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