I lavori di ristrutturazione nel mega-appartamento del cardinal Bertone: ecco i particolari

Era il 7 novembre scorso e Il Tempo pubblicò un carteggio dal quale emergeva che il cardinale Tarcisio Bertone avrebbe potuto essere a conoscenza che i lavori di ristrutturazione dell’appartamento di via San Carlo in Vaticano (296 metri quadrati) sarebbero stati finanziati con i soldi delle donazioni alla Fondazione del Bambino Gesù – Onlus. L’alto prelato aveva spiegato — intervistato dal Corriere — di aver saldato personalmente il conto dei lavori affidati alla ditta Castelli: «Mentre avanzavano i lavori e alla Ragioneria arrivavano le fatture da pagare, fui invitato dal Governatorato a saldare. E in effetti, come risulta da una precisa documentazione, ho versato al Governatorato la somma dal mio conto» pari a 300 mila euro, frutto «dei miei risparmi per un appartamento che non è di mia proprietà e resterà al Governatorato». E, di fronte alle rivelazioni del pagamento di 200 mila euro dalla Fondazione, il cardinale precisò: «Ho saputo solo dopo che erano state presentate fatture alla Fondazione, ed escludo in modo assoluto di aver mai dato indicazioni o autorizzato la Fondazione ad alcun pagamento». Secondo le lettere consultate da Il Tempo tra la ditta edile, il Bambino Gesù e il cardinale non tutto sembrò chiarissimo.

Il Tempo così ricostruisce la vicenda. È il 29 ottobre del 2013 quando al professor Profiti, all’epoca presidente della Fondazione Bambino Gesù, arrivano su carta intestata della Castelli Re Costruzioni spa, a firma dell’ad Gianantonio Bandera, «i preventivi per la ristrutturazione dei locali al terzo piano di Palazzo San Carlo nella Città del Vaticano». La ditta conferma «la disponibilità a effettuare sull’offerta presentata uno sconto del 50%». L’importo dei lavori sarebbe stato stimato inizialmente in circa 620 mila euro. Relativamente alla somma così definita, la Castelli Re si impegna a versare un analogo ammontare alla Fondazione «in due rate di uguale importo entro 60 giorni e 120 giorni dalla data di ricevimento da parte Vostra del pagamento dei lavori effettuati». In altre parole il prezzo incassato per i lavori nella casa di Bertone sarebbe stato poi girato a «titolo di liberalità» (donazione, ndr) e «vincolato all’acquisizione di attrezzature e realizzazione di opere per la cura dei bambini del Bambino Gesù». Dopo qualche giorno, il 7 novembre 2013 — continua il quotidiano romano — Profiti scrive a Bertone una lettera di tre pagine. Gli illustra che l’attività della Fondazione è cresciuta nel corso dell’ultimo quinquennio anche «in relazione ai mutamenti operati nella struttura della Fondazione, secondo le indicazioni da Lei formulate, che hanno condotto quest’ultima a concentrare l’azione di fundraising verso le istituzioni pubbliche e nei confronti delle grandi aziende private». Poi spiega che i programmi del triennio successivo sono ancora più ambiziosi: una serie di riunioni e incontri con referenti delle istituzioni politiche ed economiche sull’attività dell’ospedale e raccogliere fondi a livello nazionale e internazionale. Per convincere però i donatori a essere più generosi anche il contesto è importante. Per questo — chiosa Profiti — «ancora più certi e positivi sarebbero tali esiti (donazioni e relazioni, ndr) se la sede di tali iniziative potesse essere resa disponibile presso quella che sarà la dimora dell’Eminenza vostra». Ma chi ha pagato? Se al Corriere Bertone dice di avere pagato di tasca sua 300 mila euro di suoi risparmi, Profiti sembrerebbe dire altro (a meno che non abbiano pagato un po’ uno e un po’ l’altro): «Ovviamente, sia gli incombenti necessari a realizzare in modo adeguato quanto occorrente a ospitare tali incontri, quanto gli oneri per il loro svolgimento sarebbero a carico di questa Fondazione, che si premurrebbe di fronteggiarli attraverso una quota minimale degli introiti» conseguenti alle attività svolte nell’appartamento. Passa un solo giorno — racconta Il Tempo — e arriva la risposta di Bertone che ringrazia Profiti: «La ringrazio per la lettera del 7 novembre, che mi ha inviato a nome della Fondazione Bambino Gesù». Poi nel capoverso successivo Bertone precisa: «Tengo a confermare che sarà mia cura fare in modo che la copertura economica occorrente alla realizzazione degli interventi proposti nella documentazione che allego venga messa a disposizione della Fondazione a cura di terzi, affinché nulla resti a carico di codesta Istituzione». Insomma un altro mistero. Dalle sue paroli testuali sembrerebbe che il prelato, conscio delle finalità del progetto della Fondazione, assicuri che si adopererà per trovare qualcuno che assicurerà il finanziamento della ristrutturazione.

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