Favorire le demolizioni e riedificazioni virtuose con forti sgravi e rimborsi fiscali

Nei casi di immani tragedie come il sisma che ha colpito alcuni piccoli centri del Lazio e delle Marche — scrive il sito Tiscali — ci si chiede sempre se la ricostruzione debba avvenire nello stessa area che rimane ad altissimo rischio sismico o se invece si potrebbe pensare di favorire il trasferimento dell’intera comunità in altre zone meno pericolose. Oltretutto in questo caso non si tratta di aree fortemente popolate, né di centri produttivi nevralgici. In questo come in tutti gli eventi precedenti la scelta è stata sempre quella di ricostruire nella stesso luogo, anche se cronache storiche riportano ad esempio che, a seguito del terremoto gemello avvenuto ad Amatrice nel 1639, molti abitanti fuggirono verso Roma e Ascoli. E non potrebbe essere diversamente perché una casa non è solo un manufatto edile e un paese non è solo un insieme di case. Come la casa è innanzitutto il luogo della famiglia e degli affetti, così il paese lo è della comunità. E allora — continua Tiscali — perché non cominciamo a dare forti sgravi e rimborsi fiscali a chi costruisce in bioedilizia antisismica e ad alta efficienza energetica? Dovremmo favorire le demolizioni e riedificazioni virtuose. Oggi e’ tecnicamente fattibile rispettando anche la tradizione architettonica dei luoghi. Basta con l’edilizia fai da te, con i muratori della domenica che lo fanno come secondo o terzo mestiere. Perché non pensare a rimborsi fiscali fino al 50% ed oltre ed anche Iva zero nei centri storici ad alto rischio sismico per chi vuole demolire e ricostruire con questi sistemi e a contributi diretti per chi non dispone di redditi adeguati? Qualcosa come già accade per chi ristruttura una casa.

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