Crollo dei senza casa nelle dichiarazioni Isee: ecco perché

Da un anno all’altro gli italiani senza conto corrente in banca sono passati da essere l’80% del totale al 14 e, contemporaneamente, quelli che possono contare su una casa di proprietà sono cresciuti dal 30 all’86%. Quale improvvisa ricchezza ha fatto in modo che in anno il 50 e passa per cento degli italiani improvvisamente avesse di che aprire un conto in banca e addirittura di che acquistare una casa? Quale miracolo ha fatto smettere di essere poveri una ventina e passa di milioni di italiani? Non c’è stata ovviamente una clamorosa congiuntura favorevole che ci ha fatto tutti arricchire — scrive il sito Blitz quotidiano — ma solo l’arrivo di un setaccio neanche tanto severo sulle autodichiarazioni degli italiani in materia di reddito e patrimoni. Il crollo dei senza conto e senza casa è uno dei primi effetti delle nuove regole per il calcolo dell’Isee: quello strumento che misura la ricchezza delle famiglie italiane per stabilire chi e come ha più diritto di accedere allo stato sociale e beneficiare di prestazioni gratis, come asili e mense, o poter accedere ad un immobile popolare. A fornire i dati è il rapporto del Ministero del Lavoro sulle dichiarazioni del 2015, primo anno dell’applicazione delle novità introdotte dal governo Letta tra mille polemiche. La novità sostanziale che ha portato al ‘nuovo miracolo italiano’ è che ora non basta più l’autocertificazione. Non basta cioè la dichiarazione da parte del contribuente cui lo Stato credeva sulla fiducia, cioè prendendola per buona e vera senza nessun tipo di verifica. Con le nuove regole infatti lo Stato fa una cosa che sembrerebbe ovvia ma che fino a ieri non faceva: incrocia le informazioni. Verifica quindi quanto viene dichiarato dai contribuenti andando a vedere nelle varie banche dati se davvero chi dice di non avere un conto o di non possedere una casa sia in queste condizioni.

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