L’inflazione torna giù: cosa cambia per i mutui
Una delle prime regole che il “mutuatario perfetto” dovrebbe seguire è monitorare l’andamento dell’inflazione. Perché il costo della vita (e soprattutto le aspettative su come evolverà il costo della vita) impattano direttamente sul calcolo degli interessi. E a ruota nelle tasche di chi sta già rimborsando (o è in procinto di stipulare) un mutuo. Sul fronte inflazione — scrive Il Sole 24 Ore — il mese di marzo ha evidenziato una significativa inversione di rotta. Nell’Eurozona è scesa dal 2% di febbraio all’1,5%. In Italia è scesa dall’1,6% all’1,4%. Ma in che modo questa notizia impatta sul mercato dei mutui? Molto semplicemente perché i tassi dei prestiti, mutui inclusi, si adeguano all’andamento dell’inflazione. I mutui a tasso fisso si ottengono sommando allo spread deciso dalla banca (che dipende da logiche commerciali) l’indice interbancario Eurirs. L’importante è, per chi è orientato verso il tasso fisso, farsi congelare il tasso ottenuto nel preventivo. Il rallentamento dell’inflazione però è una buona notizia anche per chi sta pagando (o generalmente è orientato verso) un mutuo a tasso variabile. Un’inflazione più bassa, infatti, complica il ruolo della Banca Centrale Europea che è quello di far avvicinare le stime di medio periodo dell’inflazione al 2%. Più queste sono lontane dal 2% — conclude Il Sole 24 Ore — più è improbabile che la Bce alzi i tassi di interesse.
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