L’Euribor diventerà «ibrido»: cosa cambia per i mutui variabili

Negli italiani la parola Euribor — scrive Il Sole 24 Ore — richiama subito alla mente il mutuo variabile: ricordi al limite dell’incubo quando, quasi dieci anni fa, il parametro di base per il calcolo della rata si era impennato per via della crisi finanziaria, mettendo in difficoltà migliaia di famiglie; e pensieri decisamente meno allarmanti oggi, visto che quel tasso è addirittura negativo ormai da tempo. I più attenti accostano probabilmente l’Euribor (e il suo «gemello» britannico Libor) anche alle accuse di manipolazioni effettuate dalle banche chiamate a determinarne il valore, alcune delle quali sono state poi condannate o hanno patteggiato. Ed è proprio per evitare il ripetersi di simili comportamenti fraudolenti che negli ultimi anni si è pensato di correre ai ripari cercando di cambiare la metodologia di determinazione dell’Euribor: via il processo che si basava sulle rilevazioni di un panel di banche (erano 44 fino a qualche anno fa, adesso sono scese a 20) attraverso una telefonata mattutina, spazio invece alla determinazione del tasso sulla base delle transazioni effettive avvenute sul mercato. Un modo per rendere più sicuro e trasparente l’iter di formazione di un valore che, oltre ai mutui di molti italiani, regola i tassi o le cedole di attività per migliaia di miliardi di euro e al tempo stesso per rispondere ai principi dettati in materia dalla Iosco (l’organizzazione internazionale delle Autorità di controllo dei mercati finanziari). Per i mutuatari alle prese con il tasso variabile (restano ancora una buona fetta, nonostante la recente tendenza a preferire il fisso) — spiega Il Sole 24 Ore — la notizia non è necessariamente negativa. Se infatti è vero che la situazione resta quella attuale, con il rischio di manipolazioni sempre dietro l’angolo, è altrettanto evidente che si è per il momento evitata una soluzione che avrebbe portato a risultati molto volatili e quindi poco desiderabili anche per un risparmiatore.

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