Roma, le periferie tornano in piazza contro i campi rom. La mappa dell’illegalità

Una manifestazione per chiedere la chiusura di tutti i campi rom a Roma, annuncia Il Tempo. E per dire basta, una volta per tutte, a roghi tossici, baraccopoli a filo strada, sotto i ponti, nelle aree verdi della città, al rovistaggio nei cassonetti, e alle spese folli (24 milioni di euro l’anno per campi e villaggi da terzo mondo, per giunta baricentro di illegalità). Soldi gettati al vento anche i 27 milioni di euro spesi dal 2002 al 2015 per la scolarizzazione-flop: nove bambini su dieci, su una popolazione di 2mila, a Roma non vanno a scuola. «La brava gente in piazza» sabato prossimo, 14 maggio. La questura ha già dato «l’ok». I romani «esasperati» si daranno appuntamento alle 10 in piazza dell’Esquilino, spiega Franco Pirina, del Caop Ponte di Nona. Autorizzato anche il percorso che attraversa via Cavour, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, fino a piazza Madonna Di Loreto. La manifestazione è promossa dal Coordinamento azioni operative Ponte di Nona (Caop), lo scorso anno tra gli organizzatori di un corteo a Ponte di Nona e l’anno prima di un’altra manifestazione, ancora in centro, contro la politica del sindaco “marziano” Ignazio Marino. Partecipano: Comitato di Torre Angela, Comitato Appio Tuscolano, Spazio Libero Tenaglia. «Ma in questi giorni – continua Pirina – si attendono le adesioni di altre associazioni di quartiere, da Tor Sapienza all’Appio Latino, dall’Esquilino a Tor Sapienza, da Corcolle a Tor Pignattara, da Marconi a Magliana. E – conclude – i partiti potranno partecipare con le proprie bandiere politiche. Attendiamo la risposta di Giorgia Meloni e Matteo Salvini».

Le baraccopoli istituzionali nel 2015 — scrive sempre Il Tempo — ancora aperte sono i campi Lombroso, Candoni, Gordiani, Castel Romano, Salone, La Barbuta. A questi vanno aggiunti quelli di via del Foro Italico, via della Monachina e via Salviati 1 e 2; i nomadi che vi risiedono nel 2015 – nell’ultimo report di Associazione 21 Luglio – sono 4.744 (altrettanti quelli che vivono nei microinsediamenti, ndr). Vanno aggiunti i tre “centri di raccolta rom”, un camping privato ed una miriade di micro-insediamenti spontanei, i “campi abusivi” alla fine tollerati. Nel dettaglio i “centri di raccolta” sono quello di via Salaria, aperto nel 2009 per ospitare gli sgomberati del Casilino 700 che nella primavera del 2015 ospitava 348 nomadi, tra cui 180 minori, suddivisi in 123 famiglie originarie in gran parte della Romania. Il centro di via Amarilli, situato nei pressi del quartiere La Rustica, ex struttura sanitaria riconvertita, si compone di 18 stanze, dove sono ospitate un centinaio di persone, suddivise in 20 nuclei familiari. Infine il centro “Best house rom”, chiuso nel 2015 a seguito di un’interdittiva antimafia. Nell’aprile del 2015 contava 167 ospiti (37 nuclei familiari) che sono stati ricollocati da Roma Capitale in altre strutture convenzionate. Per quanto riguarda il “Camping River”, la struttura privata sulla via Tiberina, sono 480 i nomadi suddivisi in 93 nuclei familiari “registrati” nel 2015. Le famiglie sono originarie del Kosovo, della Bosnia Erzegovina e della Romania. Nell’aprile del 2015 c’erano 192 minori di età compresa fra i 3 i i 6 anni. Infine sono 2.112 i bambini nomadi coinvolti nel piano di scolarizzazione di Roma Capitale, residenti in 12 insediamenti e presi in carico da Arci solidarietà onlus, Cooperativa Sociale Ermes, associazione Casa dei diritti sociali e Cooperativa sociale Eureka.

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