Roma, le periferie tornano in piazza contro i campi rom. La mappa dell’illegalità
Le baraccopoli istituzionali nel 2015 — scrive sempre Il Tempo — ancora aperte sono i campi Lombroso, Candoni, Gordiani, Castel Romano, Salone, La Barbuta. A questi vanno aggiunti quelli di via del Foro Italico, via della Monachina e via Salviati 1 e 2; i nomadi che vi risiedono nel 2015 – nell’ultimo report di Associazione 21 Luglio – sono 4.744 (altrettanti quelli che vivono nei microinsediamenti, ndr). Vanno aggiunti i tre “centri di raccolta rom”, un camping privato ed una miriade di micro-insediamenti spontanei, i “campi abusivi” alla fine tollerati. Nel dettaglio i “centri di raccolta” sono quello di via Salaria, aperto nel 2009 per ospitare gli sgomberati del Casilino 700 che nella primavera del 2015 ospitava 348 nomadi, tra cui 180 minori, suddivisi in 123 famiglie originarie in gran parte della Romania. Il centro di via Amarilli, situato nei pressi del quartiere La Rustica, ex struttura sanitaria riconvertita, si compone di 18 stanze, dove sono ospitate un centinaio di persone, suddivise in 20 nuclei familiari. Infine il centro “Best house rom”, chiuso nel 2015 a seguito di un’interdittiva antimafia. Nell’aprile del 2015 contava 167 ospiti (37 nuclei familiari) che sono stati ricollocati da Roma Capitale in altre strutture convenzionate. Per quanto riguarda il “Camping River”, la struttura privata sulla via Tiberina, sono 480 i nomadi suddivisi in 93 nuclei familiari “registrati” nel 2015. Le famiglie sono originarie del Kosovo, della Bosnia Erzegovina e della Romania. Nell’aprile del 2015 c’erano 192 minori di età compresa fra i 3 i i 6 anni. Infine sono 2.112 i bambini nomadi coinvolti nel piano di scolarizzazione di Roma Capitale, residenti in 12 insediamenti e presi in carico da Arci solidarietà onlus, Cooperativa Sociale Ermes, associazione Casa dei diritti sociali e Cooperativa sociale Eureka.
CASACONSUM TI DIFENDE COME CONSUMATORE, UN OCCHIO VIGILE PER LE TUE NECESSITA’