Nelle città fra poco al voto le tasse locali sono rincarate fino al 300%

Negli ultimi cinque anni le tasse locali — da quelle sulla casa, ai rifiuti, all’addizionale Irpef — hanno fatto un balzo notevole, con aumenti per una famiglia-tipo, che paga addzionale Irpef, rifiuti e una eventuale seconda casa magari avuta in eredità, fino al 300 per cento: basti pensare che solo negli ultimi tre anni — scrivea Repubblica — sono stati drenati così circa 7 miliardi dai contribuenti. Il tema è, finora, il grande assente dalla campagna elettorale che porterà al voto tra circa tre settimane, il 5 giugno, 1.300 Comuni, tra i quali grandi metropoli come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Cagliari. Una pressione fiscale alta anche se bisogna considerare che si va al voto con due importanti interventi del governo Renzi: l’abolizione definitiva della Tasi sulla prima casa e il blocco di tutte le tasse locali (tranne quella sui rifiuti) fino al 31 dicembre del 2016.

Nei cinque anni che hanno segnato le “consiliature” che andremo a rinnovare il mese prossimo le imposte locali sono aumentate pesantemente: anche se non sempre la responsabilità è tutta attribuibile alle amministrazioni e ai sindaci che si sono trovati con le spalle al muro nella dolorosa alternativa tra l’aumento delle imposte e il taglio dei servizi essenziali e del welfare di prossimità. Anche perché buona parte del gettito è destinato direttamente allo Stato centrale. Per fare un “bilancio di fine mandato”, Repubblica ha chiesto alla Uil-Servizio politiche territoriali di valutare quanto e come sono aumentate le imposte nelle sei grandi città chiamate al rinnovo delle amministrazioni: Roma, Milano, Bologna, Torino, Napoli e Cagliari. Anche per formulare una domanda ai candidati: che impegni si prendono sulle tasse?

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