Ma la crisi è davvero finita? I prezzi delle case stentano a riprendere

Aumentano, non aumentano, riprendono, no sono fermi. Il tormentone sull’andamento del settore immobiliare — scrive il settimanale l’Espresso — dura da anni, da quando, con l’arrivo della crisi finanziaria, anche il mattone se l’è vista brutta. E non solo negli Stati Uniti dove la bolla immobiliare è scoppiata proprio a causa del fenomeno dei mutui subprime (i prestiti dati a persone che non potevano ripagarli), ma anche da noi. In Italia l’effetto è stato di bloccare la domanda. Con le banche che chiudevano il rubinetto dei mutui (ricordate: si finanziava anche il 100 per cento dell’acquisto!), con i rovesci delle Borse che bruciavano i risparmi, il mercato è andato in tilt. Con la conseguenza di congelare i troppi progetti di sviluppo residenziale in corso, e lasciare quote di invenduto da capogiro. Oggi che i mutui sono in ripresa (anche se sono in gran parte surroghe, cioè spostamenti verso tassi più vantaggiosi), che succede ai prezzi? Sebbene i fautori del risveglio immobiliare siano sempre pronti a segnalare anche un refolo che muova all’insù le quotazioni, l’encefalogramma è piatto. Le compravendite si tengono sulla media di 500 mila all’anno (nei bei tempi erano 800 mila), e nel la migliore delle previsioni riprenderanno nel 2017. Ma qual è il punto da dove ripartiremo? Non certo dal livello raggiunto quando le case erano al massimo del valore. A farci capire lo scivolone subìto dall’investimento immobiliare — continua l’Espresso —  arrivano le statistiche della Bis, Bank for International Settlements, che ha un Residential property price database sull’andamento delle quotazioni di 58 Paesi, di cui ha appena aggiornato i dati pubblicandolo il 17 giugno. Oggi non è ancora finita, la limatura dei prezzi continua ma ha solo rallentato il ritmo. Con quale impatto sull’indice? Che ciò che costava 100 nel 2010 oggi costa 80, un bel 20 per cento in meno che sarà assai difficile rimontare.

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