Caldaia difettosa? La negligenza del tecnico costa cara
Risponde di omicidio colposo il tecnico che, controllando una caldaia, ometta di certificarne le carenze funzionali tali da cagionare la morte del proprietario dell’immobile. Il tecnico, dopo aver riscontrato le carenze tecniche — scrive Italia Oggi — avrebbe dovuto diffidare l’occupante dal suo utilizzo, indicando le operazioni necessarie per il ripristino delle «condizioni di sicurezza». Questo è il principio di diritto espresso dalla Corte di Cassazione con la sentenza del 26 ottobre 2016 n. 44968 in merito alla responsabilità di un tecnico manutentore nella fase di revisione di una caldaia difettosa. I giudici di piazza Cavour condannavano per omicidio colposo omissivo (articoli 40, 110 e 589 codice penale) il tecnico inidoneo a effettuare la manutenzione e i controlli di legge di una caldaia. Quest’ultimo infatti, dopo aver effettuato il controllo della caldaia nel rapporto di controllo, in violazione di quanto prescritto nella normativa UNI 1729 e dal dlgs n. 192/2005 (allegato G), dichiarava come positive le seguenti voci di verifica: – «idoneità locale di installazione»; – «adeguate dimensioni delle aperture di ventilazione»; – aperture di ventilazione libere da ostruzioni»; -«verifica efficienza evacuazione fumi», nonostante la caldaia fosse di tipo B (aperta) e fosse ubicata in un locale chiuso da vetrate con superficie di aerazione permanente provvista di griglia ostruita da grassi e polvere e nonostante fosse stato riscontrato un valore di Co (monossido di carbonio, ndr) pari a 198. Ometteva altresì nello spazio «raccomandazioni e prescrizioni» di prescrivere un qualche tipo di intervento in merito alla tipologia del locale, inadatto per caldaie tipo B. Il proprietario dell’immobile decedeva a seguito di collasso cardiorespiratorio terminale da asfissia acuta da inibizione dei centri del respiro in seguito all’intossicazione di monossido di carbonio . La quantità di monossido di carbonio, a causa del cattivo funzionamento della caldaia stessa e dell’inidoneità del locale in cui la caldaia era ubicata — conclude Italia Oggi — risultava in quantità estremamente elevata e superiore alla soglia di letalità.
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