Roma, aumenta la raccolta differenziata. Ma pure le tasse
In una città normale, se aumenta la raccolta differenziata, dovrebbe diminuire la tariffa che i cittadini pagano sui rifiuti. A Roma no. Accade esattamente il contrario. I romani — scrive Il Tempo — si fanno in quattro (o in cinque a seconda delle frazioni di immondizia da separare) per migliorare lo smaltimento e, allo stesso tempo, sono obbligati a rimetterci di tasca loro. Un paradosso certificato da un dossier di Confartigianato, per cui la raccolta dei rifiuti nella Capitale ha un costo di 249,9 euro pro capite, il 50,9% in più rispetto alla media nazionale di 167,80 euro. Eppure l’Ama, l’azienda municipalizzata dei rifiuti, ha sbandierato con orgoglio l’aumento della differenziata: più 8% per cento rispetto al 2014 e il 43% di materiali avviati al riciclo (quattro anni fa eravamo a poco più del 20%).
In tutte le zone d’Italia dove il ciclo di smaltimento funziona, più differenziata è sinonimo di maggiori guadagni. Di conseguenza, gli abitanti pagano una tariffa più bassa. Nella Capitale ciò non avviene perché chi raccoglie i rifiuti (l’Ama) ne smaltisce personalmente sono una piccola parte. L’immondizia, infatti, “viaggia” verso le regioni del nord che ci guadagnano due volte. La prima grazie agli appalti milionari che vincono, la seconda con la “trasformazione” e il riciclo del rifiuto negli impianti di trattamento. Questo fenomeno si è acuito nel corso degli ultimi anni, a partire dalla chiusura della discarica di Malagrotta nell’ottobre 2013. A quella data, e ancora oggi, non c’erano impianti sufficienti a bruciare o “trattare” tutti i rifiuti che Roma produce (circa 5.000 tonnellate al giorno). Di queste, 2.000 provengono dalla differenziata (porta a porta e raccolta stradale potenziata). Una parte viene trattata negli impianti romani di Rocca Cencia e Maccarese. Il resto finisce nel nord Italia, dalla Lombardia al Veneto fino all’Emilia Romagna.
A guadagnarci — continua Il Tempo — sono società come Sesa, Bioman, Herambiente che valorizzano l’organico (gli scarti alimentari). Il vetro fa la fortuna delle vetrerie che aderiscono al consorzio di filiera Coreve. I metalli vanno alle fonderie del consorzio Ricrea, l’alluminio al Cial, i contenitori in plastica al consorzio Corepla. Poi c’è il business dei materiali non riciclabili, 2.900 tonnellate al giorno. Circa 1.100 finiscono nei Tmb (impianti di Trattamento Meccanico Biologico) di Ama a Rocca Cencia e Salaria. Le restanti 1.800 vengono indirizzate in altri impianti del Lazio e dell’Abruzzo. Non solo, il combustibile da rifiuti (Cdr) viene trasferito nei termovalorizzatori di Colleferro (Lazio Ambiente), San Vittore (di proprietà dell’Acea), Malagrotta (Colari), Ravenna e Pozzilli (Herambiente), Pavia (Lomellina Energia) e Brescia (A2A).
CONTRATTO COLLETTIVO COLF E BADANTI: CHIEDI CONSIGLIO A EBILCOBA, SOTTOSCRIVI IL NUOVO CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO INSERENDO IL CODICE E1 NEI VERSAMENTI INPS