Torino, nuove regole in arrivo per gli alloggi popolari agli stranieri

A rompere il tabù a sinistra è stato Piero Fassino nel pieno della campagna elettorale quando, sensibilizzato dalle centinaia di torinesi incontrati nei mercati e nei quartieri periferici, se ne uscì con «bisognerà affrontare in qualche modo il problema dell’assegnazione delle case popolari agli stranieri». Un tema considerato politicamente scorretto ma tant’è: con l’anno nuovo la Regione Piemonte — scrive La Stampa — intende affrontare la revisione dei criteri di assegnazione delle case popolari. Un problemone visto che in lista d’attesa di una casa Atc ci sono 13 mila famiglie a Torino e altre 4 mila sparse nei comuni dell’area metropolitana. «Capisco che il problema degli inquilini stranieri sia percepito come esplosivo, ma le case popolari li ospitano da vent’anni, famiglie che lavorano, che pagano le tasse, con figli magari nati qui e che frequentano le nostre scuole», dice Alberto Ferrari, assessore al Welfare il quale, davanti alla Commissione presieduta dalla pd Nadia Conticelli, ha affrontato lo spinoso tema del «pronunciamento», vale a dire l’atto con il quale le Atc del Piemonte (tutte insieme amministrano 50 mila alloggi, 30 mila dei quali in Torino e provincia) sfrattano chi non paga l’affitto. Operazione, quest’ultima, che tocca ai singoli Comuni che hanno assegnato la casa al moroso «pronunciato». Hanno 90 giorni di tempo e se non procedono si devono accollare gli affitti non pagati.

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