roma, casa Ater “inabitabile” secondo il Tar

C’è la muffa e non c’è il riscaldamento. Quindi no, quella casa popolare – a differenza di quanto sostiene il Comune di Roma, che si è costituito in giudizio contro l’inquilino-ricorrente – così com’è proprio non può essere abitata, secondo quanto riporta il Corriere.it. «Mancanza dei requisiti minimi», scrivono i giudici del Tar, che stabilendo nei fatti un precedente nella politica delle assegnazioni «facili» condannano il Comune anche al pagamento delle spese processuali (2 mila euro). «E adesso viene il bello – anticipa l’avvocato Fabrizio Petrarchini, che ha vinto la causa – Chiederemo all’amministrazione di ottemperare alla sentenza, i miei assistiti non sono nelle condizioni di poter rinunciare a quell’alloggio che perciò, anche alla luce di questa sentenza, andrà ristrutturato. Ovviamente a spese dell’amministrazione». La storia, trattata appunto dal Tribunale amministrativo regionale, comincia a dicembre 2017, quando il Comune – dopo l’assegnazione di un alloggio provvisorio in uno dei centri di assistenza alloggiativa temporanea, i cosiddetti «Caat» – concede ai ricorrenti una sistemazione «definitiva». Un appartamento popolare in un quartiere altrettanto popolare, viale della Venezia Giulia a Tor de’ Schiavi — continua il Corriere.it — ma dopo l’esperienza dei residence, e pensando agli altri diecimila bisognosi ancora in attesa, questa famiglia festeggia: finalmente una casa. E invece, il fatidico giorno della consegna delle chiavi, la porta si è spalancata su un’infinità di problemi: infiltrazioni, muffe e soprattutto – possibile? – assenza dell’impianto di riscaldamento. Gli inquilini del Campidoglio non temporeggiano, ricorrono al Tar mentre il Comune, incredibilmente, resiste pur non negando le criticità dell’appartamento.

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