Referendum sulle trivelle: noi abbiamo espresso il nostro orientamento, fatelo anche voi andando a votare

Domenica 17 aprile si voterà sulla possibilità di eseguire trivellazioni in mare entro 12 miglia dalla costa. Se vinceranno i , allo scadere delle concessioni – che possono arrivare anche a 50 anni – le trivelle verranno fermate. Se vinceranno i no, si andrà avanti a oltranza, fino all’esaurimento dei giacimenti. Se non si raggiungerà il quorum, il referendum non avrà valore legale e nemmeno effetto. Consapevole della storia che hanno avuto larga parte dei referendum nel nostro Paese, nell’ultimo quindicennio, il governo ha scelto di sostenere e promuovere l’astensione. In questo modo, guardando con un po’ di freddezza il referendum, e le sue finalità, considerata la probabile elevata astensione, la maggioranza di governo si candida a rivendicare una significativa vittoria. In questo senso aver disgiunto il voto referendario dal voto amministrativo, che interesserà molte importanti città italiane, è già una scelta di campo del governo, non propriamente favorevole al referendum ed ai suoi sostenitori.

FEDERPROPRIETA’- AMBIENTE per svolgere qualche valutazione di merito ha voluto analizzare alcuni dati che possono aiutare nell’orientamento del referendum. La produzione italiana di gas e di petrolio – a terra e in mare – copre, rispettivamente, l’11,8% e il 10,3% del fabbisogno. Questo dato comprende le piattaforme che non rischiano la chiusura e garantiscono la larghissima parte delle forniture. Se queste percentuali, per effetto della sconfitta dei quesiti referendari, fossero destinate a salire, diminuirebbero la dipendenza italiana dalle fonti energetiche straniere ed anche i relativi costi di approvvigionamento: per non parlare delle inevitabili implicazioni di carattere politico, che l’acquisizione di energia da altri paesi comporta. L’industria degli idrocarburi e del gas in Italia è solida. Il contributo versato alle casse dello Stato è rilevante: 800 milioni di tasse, 400 di royalties e concessioni. Le attività legate all’estrazione danno lavoro direttamente a più di 11.000 persone e, indirettamente, ad un numero ben superiore di addetti. La vittoria dei NO al referendum, o il mancato raggiungimento del quorum, potrebbe significare l’ulteriore ampliamento dell’occupazione in questo settore, ma evidentemente potrebbe trattarsi di una vittoria di Pirro. Infatti il fatto che a promuovere il referendum siano state, fra l’altro, nove amministrazioni regionali, in parte legate allo stesso partito, oggi al governo del paese, ha alimentato una tale confusione istituzionale che i principali investitori internazionali stanno già abbandonando l’iniziativa, e si stanno indirizzando verso l’esplorazione e lo sfruttamento degli stessi giacimenti, ma dall’altro lato del mare Adriatico. Diversamente, se le concessioni per la trivellazione fossero rimaste in Italia, avremmo probabilmente potuto rivendicare ed esercitare un maggiore controllo sugli effetti che tale attività avrebbe avuto sull’ambiente, marino, ma non solo. In questo modo, invece, potremo solo assistere alle eventuali conseguenze. Occorre poi considerare che, storicamente, il settore degli idrocarburi è fra quelli di riferimento, nel nostro paese, per sviluppo tecnologico. Le compagnie petrolifere italiane esportano, da decenni il proprio know-how all’estero. Il referendum del 17 aprile, in realtà, potrebbe trasformarsi, anzi si è già trasformato, in un ennesimo confronto fra fautori del progresso e sostenitori di un vago ritorno ad un passato, ancorato alla natura ed alla riduzione dei consumi. La promozione del referendum sembra essere l’ennesima occasione con cui una “certa Italia” abbia voluto proporre un diverso modello sociale al paese, senza rendersi conto che è difficile, se non impossibile, invertire il verso di evoluzione della storia e della tecnologia, mentre è preferibile cercare di sfruttare entrambi per garantire un maggiore benessere alle popolazioni che oggi occupano il pianeta.

Per questo motivo FEDERPROPRIETA’ AMBIENTE ritiene che sia necessario andare a votare ed esprimere la propria opinione.

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