Il mercato degli ascensori frena la caduta

Il mercato italiano degli ascensori e delle scale mobili arresta la caduta, confermando nel 2015 (secondo i dati di consuntivo, ancora provvisori) un fatturato di circa 1,6 miliardi di euro, per un giro d’affari complessivo di 2,2 miliardi. E’ quanto scrive Il Sole 24 Ore, secondo cui il quadro, tracciato a margine dell’assemblea di Ela (l’associazione europea degli ascensoristi, alla quale aderisce anche Assoascensori), resta però, nell’opinione degli addetti ai lavori, poco confortante, soprattutto alla luce delle opportunità offerte potenzialmente dal nuovo scenario rappresentato dalla transizione dei centri urbani italiani verso il modello di smart city, orientato a maggiori standard qualitativi.

«Gli ascensori costruiti prima del 1999 – spiega Roberto Zappa, presidente di Assoascensori – sono soggetti alle regole precedenti al 1999, e non offrono standard essenziali, come per esempio il livellamento al suolo per facilitare l’accesso agli anziani e ai portatori di handicap, o la possibilità di comunicazione bidirezionale caso di guasto. Il governo ha cercato di rimediare, ma il destino della direttiva ascensori è ancora incerto: alcuni portatori di interesse hanno ostacolato queste scelte, trattandole alla stregua di nuove tasse. La situazione – conclude il presidente – è paradossale: se perdiamo questa possibilità di modernizzare gli impianti, rischiamo di avere smart cities non collegate».

L’occasione di modernizzazione offerto dalle ristrutturazioni nel residenziale — continua Il Sole 24 Ore — potrebbe aiutare a corroborare i timidi segnali di inversione di tendenza nel settore (23mila gli addetti, in calo rispetto agli anni precedenti), che dal 2007 a oggi ha praticamente dimezzato il numero di nuovi impianti installati, accumulando una perdita media del fatturato pari al 6% annuo, toccando i 2,219 miliardi l’anno scorso (+0,9 per cento). Positivi sia l’export, che cresce del 3,2% («questo risultato – spiega Assoascensori – beneficia della capacità degli operatori di intercettare, pur in un contesto instabile, opportunità di crescita nei mercati a più alto potenziale e caratterizzati da investimenti infrastrutturali»), che l’import, in aumento del 7% (segnale, questo, che fa presagire un futuro recupero del mercato interno).

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