Barricato in casa da 4 anni a causa del cane (nel frattempo morto) del vicino

«Da quattro anni vivo blindato in casa mia. Porta blindata, finestre blindate. E al buio: le tapparelle sono costantemente abbassate. E ho anche ricavato un accesso secondario per non passare davanti al vicino di casa». Non sempre i panni sporchi si riesce a lavarli in casa, e neppure nel mastello in cortile. Così, si finisce per andare in tribunale a centrifugare gli aspri rapporti di confine. Sotto accusa – scrive La Stampa — è Massimiliano Franchina, 46 anni, denunciato, più volte, da Giancarlo Rossi che, l’altro giorno, davanti al giudice Stefania Nebbiolo Vietti, ha raccontato di questa non vita che dura dal 2011, nel sobborgo di Lobbi (Alessandria). In particolare da quando Rossi fece notare a Franchina che il suo cane pastore tedesco abbaiava a qualunque ora del giorno e della notte. Le reazioni finirono per tradursi in titoli del Codice penale: violazione di domicilio, percosse, ingiurie, danneggiamenti, lancio di sassi. «Avevo pensato seriamente di vendere casa e andare a vivere altrove – ha ammesso Rossi — ma ho ancora fiducia che sia la giustizia a tutelarmi!». Si prosegue il 30 settembre. Anche l’imputato, accusato di stalking, andrà a riferire la propria versione dei fatti. Nei processi precedenti (in un caso aveva patteggiato sei mesi, nel secondo era stato condannato ad altri sei, ma la sentenza al momento è stata impugnata) è sempre rimasto ancorato a un punto fermo: «Quel che dice il mio vicino? Non è vero niente». Nel frattempo — conclude La Stampa — il cane, poveraccio, è morto. Lui non abbaia più. Gli umani sì.

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