Solo il 30% dei risparmiatori investe nel mattone (10 anni fa era il 70%)

Per il 4° anno consecutivo cresce la quota di italiani che affermano di essere riusciti a risparmiare negli ultimi 12 mesi, passando dal 37% del 2015 al 40% attuale, il dato più alto dal 2003, superando di gran lunga coloro che consumano tutto il reddito (34% nel 2016 contro il 41% del 2015). Dall’indagine Acri-Ipsos su “Gli italiani e il risparmio” — scrive il quotidiano Italia Oggi — emerge che al contempo tornano ad aumentare le famiglie in saldo negativo di risparmio, dal 22% del 2015 al 25% attuale, perché crescono coloro che intaccano il risparmio accumulato (dal 16% dello scorso anno al 19% attuale) e rimane costante al 6% chi ricorre a prestiti. La crisi, infatti, è ancora parte integrante della vita degli italiani, l’86% la percepisce come grave e ritiene che durerà ancora per anni. La metà dei nostri connazionali si aspetta di tornare ai livelli pre-crisi soltanto dopo il 2021. La crescita di chi è in saldo negativo è quasi esclusivamente legata al Nord: il saldo negativo cresce di 11 punti percentuali nel Nord Est, di 6 nel Nord Ovest, di 2 nel Centro, mentre scende di un punto al Sud. Al Nord si allarga la polarizzazione tra coloro che riescono a risparmiare e coloro che sono in difficoltà. Tra coloro che hanno risparmiato di più nel 2016 ci sono soprattutto i giovani (il 56% ha risparmiato). Sembra che l’investimento ideale non esista più: il 32% ritiene che proprio non ci sia (+5 punti percentuali rispetto al 2015), il 30% lo indica negli immobili (+1 punto percentuale), il 30% indica gli investimenti finanziari reputati più sicuri (-5 punti percentuali rispetto al 2015 dovuto probabilmente ai bassi tassi attuali). Ultimi, con l’8%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi (-1 punto percentuale rispetto al 2015). Gli investimenti immobiliari segnano comunque una crescita per il 2° anno di fila. Nel 2006, il 70% degli italiani vedeva nel mattone l’investimento ideale ma la percentuale è poi scesa progressivamente fino al 24% nel 2014, per poi risalire nel 2015 e arrivare al 30% nel 2016. La crescita si registra nel Nord Ovest (30% vs 23%) a scapito degli strumenti finanziari più sicuri.

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