La casa è sicura? Dopo il crollo di Torre Annunziata ecco quali accorgimenti prendere

Il terremoto non c’entra. Eppure a Torre Annunziata (Napoli) è crollata una casa. È “collassata”, come si dice in gergo tecnico. E si è portata via la vita di otto persone. «Gli edifici fanno fatica a crollare – i spiega la professoressa Maria Gabriella Mulas, docente di Scienze delle costruzioni del PoliMi, al Corriere della Sera – però vengono giù, perché con le strutture non si scherza». Infatti, da Nord a Sud l’Italia pare sbriciolarsi anche senza lo zampino degli eventi sismici. Sapere come è stata realizzata la casa è la prima cosa che si deve sapere quando s’inizia qualsiasi tipo di intervento di manutenzione. A questo proposito sta ritornando la discussione sul Fascicolo del fabbricato, una specie di carta d’identità dell’immobile. In pratica un documento che raccoglie la storia della casa con descritto lo stato di conservazione, eventuali interventi di ristrutturazione avvenuti nel tempo e l’individuazione di lavori di consolidamento se necessari. La riforma da anni è oggetto di discussione ma non ha ancora preso il via, vuoi per i diversi governi che si sono succeduti e hanno preferito non dare in mano alle Regioni una materia ritenuta di competenza statale, vuoi per le polemiche tra gli esperti. Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri chiede che la riforma venga approvata, contraria è solo Confedilizia (a differenza di tutte le associazioni dei proprietari immobiliari) che ritiene il “fascicolo” così formulato solo un onere che ricadrebbe sui privati. «Dobbiamo fare la distinzione tra due tipi di strutture: quelle in muratura dove anche un tramezzo (parete non portante) ha una funzione statica. E le strutture in cemento armato, in questo caso la demolizione di tavolati non compromette la staticità dello stabile» ci spiega la professoressa Mulas. «Va quindi posta molta cautela quando si interviene su un palazzo, la struttura va rispettata e si deve essere prudenti ogni volta che si demolisce un muro» conclude. L’alto costo degli immobili, specie nelle grandi città, e il diverso modo di vivere la casa, porta a intervenire sugli spazi per modificarne la distribuzione. È il caso degli open space che riuniscono in un solo spazio zona living e zona notte. Oppure il recupero dei sottotetti, in questo caso spesso si interviene con la demolizione dei solai (soletta tra i due piani) per creare un appartamento in dulpex. Sono tutti casi (e se ne potrebbero citare molti altri) — continua Il Corriere della Sera — che comportano interventi sulla struttura e che potrebbero comprometterne la staticità, necessitano quindi della super visione di un tecnico . Gli edifici, però alcuni segnali che qualcosa sta cambiando nella stabilità spesso (ma non sempre) ce li danno. Le crepe, per esempio, che fanno tanta paura, basta tenerle sotto osservazione. La fotografia serve per capire se la crepa si sta allungando, mentre il vetrino (metodo classico ma sempre molto efficace) incollato sulla fessura tiene sotto controllo lo spazio della crepa, se il vetrino si rompe (segno che la fessura si allargando) è indice di pericolo. Da non sottovalutare anche la chiusura di porte e finestre, se iniziano a non chiudersi bene vuole dire che la struttura della casa ha subito (o sta subendo) qualche movimento. Ma non sempre gli edifici mostrano segnali che qualcosa sta succedendo. «Ci sono le strutture di natura fragile (chiamate così in gergo tecnico) che non mostrano nessun segno di cedimento e che collassano all’improvviso. E strutture duttili che al contrario presagiscono che ci potrebbe essere pericolo di crollo» spiega la professoressa del Poli M. Gli edifici vanno rispettati, di qualsiasi natura siano, e per farlo occorre conoscerne la storia. Senza creare allarmismi, se si notano dei segni che possono far presagire un danno alle strutture occorre innanzitutto avvisare l’amministratore di condominio che prenderà i dovuti provvedimenti . Solo se si è certi di un pericolo immediato chiamare i VV. FF e le autorità comunali.

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