Tassi dei mutui: luglio 2019, nuovo record

Il 2018 ha visto crescere le compravendite di immobili in Italia, sono state registrate quasi 579 mila transazioni secondo i dati riportati dall’Abi (Associazione Bancaria italiana). Si tratta del dato più alto degli ultimi 9 anni.  Il 10,2 % delle compravendite è avvenuto nel Nord Est, nel Nord Ovest il 5,6%, al Centro sono state il 6,4%, circa il 7,7% nelle Isole e solo il 3,8% al Sud.  La stima complessiva del fatturato 2018 è stata pari a 94,3 miliardi di euro. Se state valutando di modificare il mutuo già sottoscritto o di aprirne uno usate il comparatore di SosTariffe.it e confrontate le condizioni proposte dai maggiori istituti per i risparmiatori italiani. L’incremento degli acquisti di immobili è da collegare all’indice di affordability e al tasso dei mutui. L’indice di sostenibilità, volendo tradurre l’inglesismo, è elaborato dall’Ufficio Studi ABI, ed è un indicatore che sintetizza l’analisi dei vari fattori (reddito disponibile, prezzi delle case, andamento, tassi di interesse sui mutui). Questa serie di variabili infatti va ad incidere sulla possibilità per una famiglia media di acquistare un’abitazione al prezzo medio di mercato con un mutuo. Più l’indice è alto più sarà facile per una famiglia acquistare casa e quindi ottenere il finanziamento dagli istituti di credito. A fine 2018 l’indice risultava pari al 14,6%, un valore di 8 decimi più elevato di quello del 2017 e di 5 punti maggiore di quello del 2004.  Uno dei valori che ha influenzato maggiormente questo andamento positivo dell’indice sarebbero le tendenze dei tassi di interesse sui mutui. Come si legge nel rapporto ABI infatti, “a fine 2018 il costo relativo delle case è risultato per la prima volta inferiore al dato di avvio della rilevazione (primo semestre del 2004), mentre il tasso di interesse sui mutui a tasso fisso è risultato pari al 2,02%, inferiore di 3 decimi al dato di un anno prima e di 3 punti percentuali ai massimi di inizio 2012”. Luglio è iniziato con una serie di allarmi per intorno al valore dello Spread e alla possibilità che avesse delle ricadute sui mutui degli italiani. Nei giorni scorsi però l’improvvisa discesa dell’indicatore della differenza di rendimenti tra i titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni è sceso a 200 punti allontanando la possibile stretta sulla concessione del credito da parte delle banche. Se a questo si aggiunge che la Banca centrale europea ha ufficializzato che non fino alla prima metà del 2020 non ci sarà un rialzo dei tassi, ecco che i risparmiatori italiani si sono lanciati in una corsa alla sottoscrizione di mutui a tasso fisso (circa il 90% dei mutui erogati è di questa natura). I tassi infatti sono a dei livelli bassissimi, l’Euribor a 1 mese è al -0,39% e quello a 3 mesi al -0,35%, mentre l’Eurirs a 5 anni è sceso al -0,25% e quello a 10 anni è allo 0,15%, a 20 anni è allo 0,64%.

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