affitti: la denuncia dell’inquilino è sufficiente a provare il nero

La denuncia dell’inquilino fa piena prova dell’esistenza di un contratto verbale di locazione non dichiarato, in quanto proviene direttamente da una delle parti. È questa, in estrema sintesi, la motivazione con la quale Ctp di Milano (sentenza 2718/19/2019, presidente Lo Monaco e relatore Chiametti) ha confermato l’operato dell’ufficio delle Entrate, che aveva notificato un avviso di accertamento relativo ad alcuni canoni di locazione non dichiarati, per il periodo ottobre-dicembre 2013. La vicenda — scrive Il Sole 24 Ore — trae origine da una denuncia presentata alle Entrate, con la quale, il 7 febbraio 2014, l’inquilina di un appartamento denunciava di aver avuto un contratto in nero a partire dal 1° ottobre dell’anno precedente. Sulla base di quella denuncia, l’ufficio finanziario notificava un avviso di accertamento ai fini Irpef, con il quale recuperava a tassazione i relativi canoni, maggiorati di interessi e sanzioni. Il locatore impugnava l’accertamento, lamentando innanzitutto il difetto di motivazione per mancata allegazione della denuncia, quindi – nel merito – un marchiano errore nel calcolo del maggior reddito (l’ufficio aveva indicato un imponibile di 2.845 euro anziché 997,50, pari al 95% del canone mensile di 350 euro per tre mensilità). Inoltre, il proprietario contestava che alla denuncia, presentata dall’inquilina, potesse attribuirsi valore di prova, trattandosi della dichiarazione resa da un terzo che, in quanto tale, possedeva una valenza meramente indiziaria. Costituitasi in giudizio — continua Il Sole 24 Ore — l’Agenzia ammetteva l’errore di calcolo, sottolineando che la svista era stata corretta in esito al procedimento di mediazione, ma che il contribuente – costituitosi in giudizio prima dei 90 giorni – non aveva “beneficiato” della correzione. La commissione milanese ha rideterminato il reddito correggendo l’errore delle Entrate (e compensando perciò le spese del giudizio), ma ha confermato l’impianto probatorio.

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