Roma, “L’accordo comunale permette affitti troppo alti: va rivisto”

Le modalità di definizione degli affitti concordati nella Capitale vanno riviste. Il sindacato Unione Inquilini si appella al Comune di Roma per riconvocare un tavolo per la revisione dell’accordo sottoscritto appena sei mesi fa da sindacati e associazioni di categoria al tavolo dell’ex assessora alle Politiche abitative Rosalba Castiglione . In termini tecnici si chiama ‘accordo territoriale’ e fissa una serie di parametri, tra cui i valori economici, per affittare un appartamento a un canone ribassato rispetto a quello di mercato. Funziona così: i proprietari accettano di incassare meno dall’affitto dei propri alloggi e in cambio ottengono una serie di agevolazioni fiscali. Come denunciato dall’Unione Inquilini risulta però “che i prezzi tollerati dall’accordo sono ovunque sensibilmente superiori a quelli reali pattuiti”, spiega il segretario romano Fabrizio Ragucci. La considerazione nasce dall’analisi di 396 contratti stipulati presso la sede centrale di Unione Inquilini a Roma tra marzo e settembre del 2019. Escludendo zone di pregio come Trastevere, la consistenza di un appartamento medio locato a Roma risulta di 77,41 metri quadrati. Basandosi su una media dei valori reali dei quasi 400 contratti presi in esame, il costo medio è di 773,48 euro a fronte di una media dei valori massimi che sarebbero possibili in base ai parametri dell’accordo è di 957,67 euro. Pari a più 17,02 per cento.Se si prendono in esame le tre macrozone di Roma il divario si ripropone: meno 20,36 per cento nella zona semicentrale; meno 16,96 per cento in quella periferica; meno 20,20 per cento nella zona suburbana. In numeri assoluti, prendendo come esempio la zona suburbana, si passa dai 618,53 euro dei prezzi medi pattuiti ai 775,10 euro dei prezzi medi tollerati dall’accordo.

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