RACCOLTA DI FIRME CONTRO I LICENZIAMENTI
Il mercato del lavoro presenta continue sorprese. La prima viene dall’Eurostat. L’istituto di statistica europea segnala non solo che l’Italia ha pochi laureati (meno di quelli che servirebbero) ma quei pochi non trovano lavoro in tempi brevi. Solo il 52,9% risultava nel 2014 occupato entro 3 anni dalla laurea contro una media europea dell’80,5%. Va ancora peggio per i diplomati: solo il 30,5% dei ragazzi trovano lavoro entro 3 anni contro una media europea del 59,8%. Altro dato significativo sull’occupazione arriva dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro sulla base dei dati trasmessi dai datori di lavoro al ministero. Nel settore privato (anno di riferimento sempre 2014) sono stati interrotti 10.139.000 rapporti di lavoro tra subordinati, collaborazioni continuative e coordinate. Di questi circa 6 milioni riguardano i rapporti a tempo indeterminato in naturale scadenza. E passiamo ai licenziamenti che sono stati nell’anno circa un milione: di questi 828 mila casi si riferivano a licenziamenti per cause economiche e soltanto 89 mila per motivi disciplinari (giusta causa per motivi molto gravi o giustificato motivo soggettivo).
Sono questi i dati che sono stati alla base delle discussioni sulle modifiche dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori. Ed ora la Cgil ci riprova iniziando a raccogliere le firme per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare per il ripristino del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo o senza giusta causa. In pratica una revisione delle norme del Jobs Act varate dal governo Renzi.
E un’altra proposta è inserita nella riforma dei contratti nazionali che dovrebbero avere validità quadriennale, minimi retributivi validi per tutti, puntare a far partecipare i lavoratori al governo e alla scelte delle imprese e infine alla certificazione della rappresentanza.