Per eliminare le dannose polveri sottili c’è chi in Europa ha idee malsane

I cittadini italiani che in questi giorni sono costretti a preoccuparsi del loro stato di salute ogni volta che escono di casa, visto che il pieno di polveri sottili non allunga la vita, hanno almeno un diritto: non essere presi in giro. Non facciamo finta che si tratti di un’emergenza, di un caso fortuito, di un accidente imprevisto. Non bisogna essere candidati al Nobel per sapere cosa succede nelle nostre città. E’ piuttosto semplice – spiega la Repubblica — Abbiamo troppe macchine (più di 6 ogni 10 abitanti, la più alta percentuale in Europa dopo il Lussemburgo) e, ogni volta che non piove per un periodo abbastanza lungo, quello che esce dai tubi di scappamento finisce nel nostro sistema respiratorio, soprattutto nelle città meno ventilate. Visto che non ci siamo organizzati per la depurazione dei fumi tossici, facciamo da filtro con i nostri polmoni. L’effetto di questa situazione ce lo ha spiegato l’Agenzia europea dell’ambiente pochi giorni fa. In realtà i dati oscillano un po’ a secondo dei metodi di calcolo adottati, ma la sostanza non cambia: circa 400 mila europei muoiono ogni anno per l’aria inquinata. E’ come se due jumbo venissero abbattuti tutti i giorni nell’indifferenza generale.

L’Italia figura al primo posto tra i Paesi colpiti da questa calamità innaturale: secondo le ultime stime dell’Agenzia europea dell’ambiente lo smog uccide più di 80 mila italiani all’anno. Non è un disastro imparabile. Si possono spostare quote di traffico sul ferro, sul car sharing, sui sistemi di trasporto elettrici (possibilmente alimentati da fonti rinnovabili), sulle biciclette, sulle passeggiate (che fanno anche bene alla salute) e abolire spostamenti inutili combattendo la burocrazia e usando meglio l’information technology. Questo però richiede non solo la collaborazione dei cittadini (che c’è, come dimostra il boom del car sharing là dove viene offerto e dall’incremento dell’uso delle bici), ma anche la capacità di offrire un servizio di trasporto pubblico decente, che manca in maniera clamorosa anche per le ragioni su cui sta indagando la magistratura, ad esempio per la (non) metropolitana di Roma. Non basta – continua la Repubblica — Non solo non si offre la via di uscita giusta al problema. Ma c’è chi vuole andare in direzione esattamente opposta: invece di abbassare le emissioni inquinanti (che tra l’altro sono corresponsabili del caos climatico), in Europa c’è chi prova a indebolire le norme a difesa dei cittadini. La proposta di alzare di tre volte il tetto degli ossidi azoto per gli euro 6 è stata fermata all’ultimo momento nella riunione del Consiglio dei ministri dell’ambiente della Ue del 16 dicembre. “E’ come se volessero moltiplicare il caso Volkswagen”, commenta il direttore di Legambiente, Stefano Ciafani. “Gli ossidi di azoto sono precursori delle polveri sottili: aumentarli vuol dire peggiorare la situazione”.

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