Roma, il recente crollo del palazzo ripropone la piaga degli abusi edilizi

Il crollo del palazzo sul lungotevere Flaminio a Roma presenta molti aspetti da chiarire. Il Pm titolare dell’inchiesta per il reato di disastro colposo, Antonella Nespola, ha posto sotto sequestro la documentazione (autorizzazioni per effettuare lavori di ristrutturazione) acquisita dai vigili del fuoco presso la sede del Municipio. Come è noto, è stata una inquilina, insospettita giovedi notte da alcuni rumori, a dare l’allarme al 113 che ha permesso in piena notte l’evacuazione degli inquilini. Appena in tempo perché pochi minuti dopo gli ultimi tre piani del loro palazzo si sono sbriciolati davanti ai loro occhi. Una scena impressionante. Scongiurata la strage, il palazzo e il teatro Olimpico sottostante sono stati posti sotto sequestro. Undici famiglie di 28 persone sono state costrette a trovare alloggi di fortuna, le previsioni sono che non rientreranno negli appartamenti prima dell’estate. Sono emerse alcune circostanze preoccupanti di altre ristrutturazioni e carenze.

Il crollo ripropone l’entità degli abusi edilizi, circa 1800 all’anno a Roma. Palazzi cinquecenteschi sventrati, edifici liberty che mantengono della loro epoca soltanto la facciata, volumetrie che vengono ampliate, cambi di destinazione d’uso, con l’avanzare della monocultura degli “open space”, a costo anche di abbattere pareti importanti. Si cercano ora le cause dei crolli e le responsabilità civili e penali. Un aspetto messo in evidenza riguarda le ristrutturazioni provocate dalle offerte al ribasso. In periodi di crisi i privati sono portati a rivolgersi a ditte non certificate, che accettano pagamenti in nero senza Iva, spesso prive di copertura assicurativa. Il problema è allora la verifica e il controllo delle comunicazioni di inizio lavori e sui cantieri aperti negli appartamenti. Le regole ci sono. Prima di qualsiasi demolizione, ad esempio, devono essere presentati un progetto controllato da un geometra esterno alla ditta incaricata, che spesso diventa il direttore dei lavori, e un piano di sicurezza sul lavoro. L’ultimo crollo, come i precedenti, si trascina dietro polemiche, danni, cause, tribunali, ricorsi.

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