L’auto solo quando serve: il “car sharing” coinvolge 550mila persone

I film in dvd praticamente non si comprano più (men che meno si noleggiano): arrivano direttamente sul televisore attraverso una delle tante piattaforme di streaming presenti sul mercato italiano. Della musica nemmeno parliamo, con la rivoluzione del download digitale che dal 2003 (anno di nascita dell’iTunes Store) ha completamente stravolto le abitudini di ascolto e acquisto delle canzoni e dal 2008, con Spotify, ha dato forse il colpo di grazia definitivo a dischi e cd. E ancora cibo, abiti di lusso per occasioni speciali, appartamenti per le vacanze, addirittura borse e gioielli: ormai non si conta più quello che si può noleggiare invece che comprare. È la sharing economy, l’economia della condivisione — scrive La Stampa — la risposta del nuovo Millennio al consumismo sfrenato degli anni Ottanta e Novanta, che non ha risparmiato il mondo dell’auto. Sono sempre di più le persone che realizzano i reali costi del possedere un’automobile, anche se non la si paga tutta e subito, anche se la si compra a rate, pure con le formule di “buy back” che quasi tutti i costruttori ormai offrono, compresi quelli del segmento premium: anche scegliendo un’auto piccola o medio-piccola, come una Fiat Punto o una Toyota Yaris, è facile arrivare a spendere 15-20mila euro nei primi 4 anni, fra anticipo, rate, costi di assicurazione, bollo e di gestione. Tanto, tantissimo, per un bene che, soprattutto se si vive in una grande città, magari viene utilizzato 10-15 volte l’anno. Come spendere 14,99 per un film che si vedrà solo una volta, per tornare all’esempio fatto all’inizio.

Allora che si fa? Se il film lo si guarda in streaming — continua La Stampa — l’auto la si prende (e paga) solo quando serve, attraverso il car sharing, che ormai in Italia coinvolge oltre 550mila persone fra quelle abbonate al servizio “statale” (Ics, Iniziativa Car sharing, che fa capo al ministero dell’Ambiente) e quelle (molto più numerose) che si rivolgono ai privati. Nel primo caso le città coperte sono 12, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Liguria, Toscana e Lazio, e a disposizione di sono oltre 650 macchine: i costi di utilizzo sono leggermente diversi da una località all’altra, ma l’aspetto positivo è che i punti dove prelevare e lasciare le auto sono condivisi; dunque una vettura presa a Genova può essere lasciata per esempio a Milano, e viceversa, per non parlare del risparmio su spese di manutenzione, parcheggio, assicurazione e bollo e della scelta “virtuosa” dal punto di vista dell’ambiente.

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