La crisi ha affossato l’artigianato e l’edilizia

Stando ad uno studio della Cgia di Mestre non si attenua la crisi che sta vivendo l’artigianato: anche nell’ultimo anno le imprese attive sono diminuite di 21.780 unità, mentre dall’inizio della crisi (2009) il numero complessivo è crollato di 116 mila attività. Al 31 dicembre 2015 il numero complessivo delle aziende artigiane presenti in Italia è sceso sotto quota 1.350.000. La caduta dei consumi delle famiglie e la loro lenta ripresa, l’aumento della pressione fiscale e l’esplosione del costo degli affitti hanno spinto fuori mercato molte attività senza contare che l’avvento delle nuove tecnologie e delle produzioni in serie hanno relegato in posizioni di marginalità molte professioni caratterizzate da un’elevata capacità manuale. Ma, oltre al danno economico causato da queste cessazioni, c’è anche un aspetto sociale molto preoccupante da tenere in considerazione. Quando chiude definitivamente la saracinesca una bottega artigiana, la qualità della vita di quel quartiere peggiora notevolmente. Ci sono meno sicurezza, più degrado e il rischio di un concreto impoverimento del tessuto sociale”.

In valore assoluto l’edilizia (-65.455 imprese) e i trasporti (-16.699) sono le categorie artigiane che hanno risentito maggiormente degli effetti negativi della crisi. Per quanto riguarda l’edilizia i numeri negativi sono decisamente spaventosi. Le imprese artigiane che lavoravano in questo settore nel 2009 erano 583.930 ridottesi a 518.475 nel 2015, 65.455 in meno, pari all’11,2 %. Ma la cosa ancora più incredibile è che un divario negativo c’è stato anche dal 2014 al 2015 registrando un – 2,7 % e la chiusura di 14.129 imprese.

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