Roma, la maledizione della metro C: scoperta una caserma del II secolo d.C., stop ai lavori
«Trovati reperti archeologici della metro C durante gli scavi della metro C». Così titolava tempo fa un blog satirico che su internet si diverte a prendere in giro le follie capitoline. E quella della terza linea del metro di Roma, più che a una follia — scrive Il Tempo — somiglia a una vera e propria maledizione. Dal 2007, anno della prima pietra, ritardi, incidenti, indagini e ritrovamenti archeologici ne hanno moltiplicato i costi e i tempi di realizzazione. E più passa il tempo, più ci si rimette in carreggiata con i lavori e più subentrano ostacoli insormontabili che fanno allargare le braccia anche ai più ottimisti. L’ultima l’aveva raccontata proprio Il Tempo il 23 aprile scorso, quando una lettera del direttore d’esercizio di Atac testimoniava come le ruote dei convogli – e forse anche i binari – si consumino nel doppio del tempo rispetto al preventivato a causa di una parziale incompatibilità con le rotaie. Una «follia» – questa sì – dato che l’attuale tratta Pantano-Lodi è funzionante da appena un anno e che per la linea sono stati spesi fin qui 3,9 miliardi di euro (almeno 500 milioni in più sulla tabella di marcia) e i cantieri marciano con 5 anni di ritardo. Le 44 varianti al progetto fin qui approvato hanno portato nel 2013 alla certificazione di extracosti per 230 milioni di euro in favore del Consorzio Metro C Scp, più 90 milioni aggiuntivi alla firma dell’atto attuativo (9 settembre 2013) sui quali sta indagando la Corte dei Conti. Attualmente, in Tribunale civile è stato depositato un altro contenzioso da circa 380 milioni di euro, derivante dalle diatribe sulle penali e sui ritardi nella presentazione dei progetti.
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