Il fisco del mattone porterà 8 miliardi nelle casse dei Comuni e 2 in quelle dello Stato

Quest’anno l’appuntamento di giugno con i pagamenti degli acconti e dei saldi dell’anno precedente porterà nelle casse di Stato, Regioni e Comuni poco più di 40 miliardi. Rispetto alle attese dello scorso anno — scrive Il Sole 24 Ore — si tratta di 5 miliardi in meno, per l’effetto di coda dell’uscita dalla base imponibile Irap del costo del lavoro e soprattutto per lo stop alle tasse sull’abitazione principale. Nonostante l’uscita delle tasse dalla prima casa degli italiani, con la sola eccezione delle 73mila abitazioni che il Catasto giudica «di lusso», anche quello con il fisco del mattone continuerà a essere un appuntamento di massa, chiamato a portare circa 8 miliardi di euro nelle casse dei Comuni e un paio di miliardi in quelle dello Stato. La scadenza è quella classica, del 16 giugno, ma per i proprietari dei capannoni con la rendita che finora è stata gonfiata dai macchinari «imbullonati» la data da tenere a mente è un’altra, quella del 15 giugno. Lo stop alle tasse sulla prima casa, poi, non ha semplificato le regole a carico di tutti gli altri perché, anche per evitare polemiche più o meno strumentali sul rischio di aumenti “compensativi” del bonus assicurato alle abitazioni, governo e parlamento hanno rimandato alla legge di bilancio del prossimo anno l’appuntamento con una riforma più strutturata. La prima conseguenza è che i contribuenti dovranno spesso fare i conti ancora una volta con le imposte gemelle sullo stesso immobile perché, oltre all’Imu, rimane in vita anche la Tasi nei circa 4mila Comuni che nel 2015 l’hanno applicata sugli immobili diversi dall’abitazione principale.

La Legge di Stabilità — ricorda Il Sole 24 Ore — ha bloccato la possibilità per i sindaci di ritoccare le aliquote al rialzo. Uno sguardo alle delibere, però, è sempre necessario, per due ragioni. La prima nasce dal fatto che, com’è ovvio, il divieto di aumenti non impedisce invece le riduzioni di aliquota, che sono un fatto raro ma sempre possibile, alla vigilia delle elezioni amministrative che la settimana prossima chiameranno al voto gli elettori di oltre 1.300 Comuni. Non va dimenticata, poi, la «super-Tasi», cioè l’aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille con cui i Comuni potevano superare il tetto del 10,6 per mille nella somma delle due imposte gemelle. Chi l’ha applicata fuori dall’abitazione principale può richiederla anche quest’anno, a patto però di averla confermata con delibera esplicita approvata dal Consiglio comunale entro il 30 aprile scorso, cioè il termine imposto quest’anno ai Comuni per la chiusura dei bilanci preventivi e delle decisioni tributarie. Come spesso capita nelle pieghe di una normativa che continua a non brillare per linearità, non molti lo sanno: ma se manca la delibera, la richiesta della «super-Tasi» è illegittima.

arpe_roma PROBLEMI DI CONDOMINIO? L’ARPE LI RISOLVE CON SOLI 8 EURO AL MESE. CONSULENZE TECNICHE-LEGALI-FISCALI GRATUITE PER TUTTO L’ANNO

 

 

Articoli Correlati