Alla ricerca di sicurezza gli italiani tornano a puntare sulla casa

Benvenuti nell’era dell’investimento in perenne stato di terremoto, in cui le scosse del mercato sono una routine, e pochi credono davvero che arriverà il “big one”, cioè la scossa disastrosa. Scriveva così, qualche giorno fa sul “Financial Times”, Michael McKenzie, come riportava il settimanale l’Espresso. Tutte le strategie di investimento impostate fin qui con la politica dei tassi sottozero risultano superate. Stando all‘ultimo Rapporto su risparmio e scelte finanziarie, presentato dal Centro Einaudi e IntesaSanpaolo, ci troviamo in un momento ideale, secondo le regole economiche, per tornare a comprare il mattone. Il Rapporto mette a fuoco una finestra di opportunità. E sottolinea che ci troviamo in una congiuntura finanziaria particolare: con il 2015 è iniziata un’epoca teoricamente favorevole agli investimenti immobiliari, per il combinato disposto “dei tassi di interesse sui mutui schiacciati dalla politica monetaria, del rendimento nullo o quasi delle attività finanziarie concorrenti e del fatto che il mercato immobiliare ha esaurito la lunga discesa dei prezzi”. In pratica, dicono gli autori, “i rendimenti razionalmente attesi sugli investimenti immobiliari realizzati dal 2015 in avanti dovrebbero essere positivi”. Sia che si tratti di acquisto per uso proprio, sia che si tratti di acquisto per dare in affitto. Ma la domanda chiave — continua l’analisi dell’Espresso — è questa: in un periodo di deflazione, cioè di prezzi calanti, ma anche in un contesto economico che rende la prospettiva di aumentare il proprio reddito (individuale o familiare) molto difficile, conviene impegnare una quota tanto importante del proprio patrimonio in un bene come la casa, decisamente “illiquido”? Insomma, come si combina la voglia diffusa di restare fuori dai rischi con quello di rischiare dagli otto ai dodici anni di reddito su un solo bene? L’elemento chiave è l’attesa di una ripresa dei prezzi (oltre che naturalmente dei bisogni individuali, ma allora siamo fuori il puro ragionamento economico). Su questo fronte il clima generale è cambiato (almeno stando al Rapporto): mentre tra il 2012 e il 2016 la quota di persone che intendevano operare sul mercato immobiliare era crollata dal 13 all’8 per cento, ora il periodo del digiuno del mattone sembra finito. Il Rapporto festeggia un 48 per cento del campione che si attende una ripresa dei prezzi, e arriva per questa ragione a stimare che nei prossimi tre anni ci possa essere un ritorno all’acquisto da parte del 19 per cento degli investitori.

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