Napoli, saranno abbattute 3 delle 4 vele-obbrobrio di Scampìa. Con i soldi del governo

Ammainare quelle vele è un obiettivo dichiarato da almeno vent’anni. Il primo ad annunciarlo fu Antonio Bassolino — ricorda il sito Tiscali — che da sindaco riuscì anche a buttarne giù alcune, sul finire degli anni Novanta. Sono gli orribili palazzi di edilizia popolare di Scampia, diventati epicentro e simbolo di degrado, promiscuità, illegalità. Sono i fortini della droga di Gomorra, il punto dove la criminalità organizzata si mescola al disagio sociale, la scintilla tra crimine e povertà da cui divampa questo fuoco inarrestabile. Sono le terrazze del film di Matteo Garrone, dove i bambini si tuffavano in piscine di gomma mentre i grandi, ai piani inferiori, raffinavano la droga da rivendere negli scantinati. Tra il 1997 e il 2003 furono abbattute tre delle sette vele. Andarono giù, con le cariche di dinamite, portando a terra, nelle nuvole di calce, quel degrado che si pensava di cancellare, demolendolo. Invece si è spostato. Ovviamente. Rimasero in piedi quattro palazzoni a forma di veliero: belli da lontano, neri come la pece dentro. Dopo un quindicennio di annunci e proclami e progetti e chiacchiere e fiato nella vela, oggi arriva una nuova delibera. Si torna a parlare di demolizione. Ci ha messo cinque anni il sindaco “rivoluzionario” De Magistris per accorgersi di Scampia, delle sue migliaia di famiglie nascoste, e ha approvato la delibera per l’abbattimento di tre delle quattro vele in piedi, mentre nella quarta non ci saranno più case ma uffici. Un progetto che somiglia ad un’intenzione, visto che i 58 milioni occorrenti per almeno avviare l’operazione non ci sono. Non ce li mette il Comune, non ce li mette la Città metropolitana, i due enti che stanno programmando l’intervento. I soldi vengono chiesti al governo nazionale, lo stesso che il sindaco (di Napoli e della Città metropolitana) attacca un giorno sì e un altro pure, salvo poi chiederne costantemente l’intervento. Anche stavolta – come per Bagnoli – toccherà a Renzi, che per parte sua ha già annunciato la sua intenzione positiva. Per Scampìa il progetto vale 120 milioni di euro. Il programma dovrebbe fare del quartiere il centro direzionale della città metropolitana, cioè l’area di congiunzione tra Napoli e la sua provincia. Quindi, uffici, servizi, spazi attrezzati. Per questo saranno abbattute le vele A, C e D e sarà riqualificata la vela B. Solo buttare giù i tre edifici avrà un costo di 4,3 milioni. La sistemazione della vela B costerà, invece, quindici milioni. L’idea — conclude Tiscali — è che portare uffici e servizi, insieme ad attività culturali, possa mettere in moto una dinamica che tiri fuori Scampia dalla marginalità, dall’abbandono, e le restituisca alla Repubblica italiana.
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