Mutui: si amplia a 170 punti il «divario» tra tasso fisso e variabile

A giudicare dalle offerte delle banche sembra non sia cambiato nulla sul mercato dei mutui. Oggi, così come la scorsa estate, è possibile stipulare o surrogare un mutuo a tasso fisso finito intorno al 2% e un tasso variabile intorno all’1%. I tassi finali sono rimasti praticamente immutati. Ciò che è invece profondamente cambiato, e che è utile analizzare perché da qui a qualche mese potrebbe impattare sulla dinamica delle nuove offerte – scrive Il Sole 24 Ore – è il modo in cui le banche oggi arrivano a praticare gli stessi tassi della scorsa estate. Se analizziamo infatti i tassi interbancari (che sono una componente determinante per arrivare al tasso finale del mutuo) notiamo che gli indici Eurirs (che sommati allo spread deciso in autonomia dalla banca formano il tasso finale del mutuo a tasso fisso) sono praticamente raddoppiati rispetto ai valori della scorsa estate. L’indice Eurirs a 20 nni (utilizzato sui mutui di durata ventennale) è passato dallo 0,65% all’1,35%: 70 punti base in più. Gli indici Euribor (che sommati allo spread deciso in autonomia dalla banca formano il tasso finale del mutuo a tasso variabile) sono invece rimasti fermi. L’Euribor a 3 mesi (oggi il più utilizzato dalle banche per ancorare il calcolo mensile delle rate variabili) è da mesi imballato a -0,35% e quindi, essendo negativo, tecnicamente va sottratto allo spread deciso dalla banca per ottenere il tasso finale sul mutuo variabile (se lo spread è dell’1,3%, il tasso finale sarà dello 0,95%). Quindi — continua Il Sole 24 Ore — seguendo la differenza dei tassi interbancari, la distanza in partenza tra fisso e variabile è salita da 100 a 170 punti in pochi mesi.

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