Casa connessa: in Italia il mercato cresce del 23%

L’internet delle cose, cioè gli oggetti connessi alla Rete presenti nelle abitazioni, entra sempre di più anche nelle case degli italiani. Il giro di affari legato alla smart home in Italia nel 2016 — scrive Il Sole 24 Ore — ha raggiunto infatti nel 2015 185 milioni di euro (+23% sul 2015), ma soprattutto – secondo la ricerca Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano – ha ancora un potenziale di crescita molto elevato. Secondo il report, il 26% dei consumatori dispone di almeno un oggetto “intelligente”, con sicurezza e gestione energetica che la fanno da padrone. Il 58% ha intenzione di acquistarne in futuro, probabilmente anche in attesa di offerte più complete e accattivanti, dato che, secondo l’indagine effettuata in collaborazione con la Doxa, il 50% dei consumatori ritiene che le tecnologie non siano ancora abbastanza mature e che il 67% teme rischi per la sicurezza dei propri dati personali. L’82% del mercato è ancora legato alla filiera tradizionale, composta da installatori e distributori di materiale elettrico, ma cresce la quota dei “nuovi” canali come ecommerce e assicurazioni, che insieme rappresentano il 18% del settore (circa 30 milioni di euro). Un terzo dei prodotti sul mercato sono dedicati alla sicurezza (videocamere di sorveglianza, serrature, videocitofoni connessi e sensori di movimento), seguono controllo remoto degli elettrodomestici (10%), gestione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento (8%), monitoraggio dei consumi dei dispositivi elettrici (10%). Se oggi il 52% delle soluzioni è offerto da startup, i brand più affermati (Google Home, Amazon Echo, Nest di Apple) stanno aggredendo il mercato e questo secondo i ricercatori del Politecnico «spingerà certamente lo sviluppo della casa connessa, renderà più facile l’interoperabilità tra i vari oggetti (che resta ancora una grande barriera) e sarà fondamentale per aumentare la fiducia dei consumatori».

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