Il ladro ucciso: i confini della legge sulla legittima difesa

L’episodio di Lodi, dove un ristoratore ha sparato a un ladro uccidendolo, fa tornare sotto i riflettori il tema annoso della legittima difesa. Quali sono i limiti riconosciuti dalla legge italiana, oltre i quali da legittima difesa si sconfina nell’omicidio? Ecco una serie di domande e risposte. COS’E’ LA LEGITTIMA DIFESA? In base al codice penale, articolo 52, la legittima difesa e’ una delle “cause di giustificazione”, cioe’ quelle situazioni che rendono lecito un comportamento normalmente qualificato come reato. QUANDO E’ PREVISTA E QUANDO INVECE SI PARLA DI ECCESSO DI DIFESA? In base all’attuale articolo 52 del codice penale, perche’ ci sia legittima difesa servono una serie di requisiti, in particolare: l’esistenza di un diritto da tutelare (proprio o altrui); la necessita’ della difesa; l’attualita’ del pericolo; l’ingiustizia dell’offesa; il rapporto di proporzione tra difesa e offesa, che e’ forse il punto decisivo: il pericolo di un furto, per tornare all’attualita’, e’  decisamente meno grave in proporzione di una risposta che puo’ essere letale come uno sparo. COSA SUCCEDE SE LA RISPOSTA E’ ‘SPROPORZIONATA’? Se si viola la proporzionalita’ si cade nell’articolo 55, che punisce l’eccesso colposo nell’utilizzo delle cause di giustificazione. Questo e’ comunque un “trattamento di favore” per chi eccede: la vittima di un furto che, eccedendo, uccida un ladro, invece di essere processato per omicidio volontario viene processato per omicidio colposo, punito meno severamente. La giurisprudenza ha chiarito che il concetto di proporzionalita’ non e’ rigido, ma viene considerato in base a tutte le circostanze intervenute in concreto, oltre che dalla considerazione che l’aggressore ha diritto a una tutela minore rispetto all’aggredito.

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