Terremoto: muri 2 volte più resistenti col sistema made in Italy

Pareti rinforzate con sistemi strutturali innovativi hanno resistito a scosse equivalenti al doppio accelerazioni del sisma dell’Aquila del 2009. E’ quanto emerge dai risultati di test alle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA Casaccia, condotti su due muri tipici di costruzioni di centri storici dell’Appenino centro-meridionale. Prima di essere sottoposte alle piu’ violente scosse di terremoto che abbiano colpito il nostro Paese negli ultimi decenni, le due pareti, una in pietra e l’altra in tufo, erano state portate a danneggiamento in una serie di test lo scorso dicembre e successivamente rinforzate per misurarne l’aumento di capacita’ sismica. “Rispetto ai precedenti test, la parete in pietrame, rinforzata con il nuovo sistema, ha raggiunto lo stato limite di danno, cioe’ il momento in cui si e’ formata la prima lesione, ad accelerazioni due volte e mezzo piu’ forti”, ha spiegato Gerardo De Canio, responsabile Laboratorio Innovazione Sostenibile dell’ENEA. “Ma ancora meglio e’ andata la parete in tufo, che ha raggiunto la stato limite di danno  con accelerazioni ancora piu’ alte, circa 3 volte e mezzo i valori registrati durante i test precedenti”. Durante l’esperimento, condotto dal Dipartimento di Ingegneria dell’Universita’ degli Studi Roma Tre e dall’ENEA, con il supporto di Kerakoll SpA, le pareti sono state vincolate sulle tavole vibranti alla base ed in sommita’, in modo tale da essere sollecitate anche da spinte fuori piano, cioe’ ortogonali alla parete – una delle condizioni di maggiore vulnerabilita’ per le murature – in un crescendo di accelerazioni che hanno ripercorso le intensita’ sismiche dei terremoti dell’Irpinia (1980), Nocera Umbra (1997), L’Aquila (2009), Emilia (2012) e Amatrice (2016).

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