Dalle seconde case sfitte alle rendite disomogenee, tutte le iniquità dell’Imu

Non c’è solo la questione sollevata dalla Commissione europea sulla reintroduzione dell’Imu sui redditi alti — avverte Il Sole 24 Ore — e che ha trovato subito uno stop da parte del ministro Padoan («cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea»). Dalle seconde case sfitte alle rendite disomogenee: Il Sole 24 Ore elenca tutte le iniquità dell’Imu. Il primo motivo di ingiustizia dell’Imu è quello sulle rendite catastali, che determinano l’incidenza del tributo rispetto al valore di mercato degli immobili in misura molto più rilevante di quanto non facciano le aliquote comunali (spesso appiattite ai livelli più alti). Ad esempio, per un quadrilocale tipo in zona semicentrale a Milano, la rendita catastale può essere intorno agli 850 euro. Se questa casa viene tenuta a disposizione, il conto di Imu e Tasi è pari a 1.627 euro annui. In molte province del Nord lo stesso immobile può avere una rendita di 450 euro, da cui deriva un’imposta di 862 euro. Il problema è che il valore di mercato a Milano spesso è pari ad almeno cinque volte rispetto a quello delle zone di provincia, dove quindi la pressione fiscale risulta molto più elevata.

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