La casa nell’era digitale: 999 domande sul futuro

Più che una mostra è un grande laboratorio interattivo, dove la gente potrà guardare, toccare, sperimentare, ascoltare, lavorare e persino giocare. Protagonista, la casa del futuro, anzi del presente, perché — come spiega il curatore Stefano Mirti — «nel futuro ci siamo già». Siamo al primo piano della Triennale a Milano, dove si è inaugurata «999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo» (fino al 2 aprile). Una mostra — scrive il Giornale — che «parte dalle tre grandi innovazioni di questi anni: quella tecnologica, quella del costume, e i cambiamenti del concetto stesso di famiglia, quindi di casa», spiega ancora Mirti, architetto, direttore di Naba, insegnante di design in Bocconi ed esperto di social media (ha curato lui quelli di Expo 2015). Le regole sono ribaltate fin dal principio, perché, prosegue il curatore, l’interazione con il pubblico è iniziata «Quattro mesi fa su Facebook e Instagram: noi abbiamo posto delle domande, la gente ha risposto e ne ha poste altre. E se la casa fosse quello che sta fuori? E se gli spazi privati diventassero pubblici? Con chi abiterò domani? La casa è una funzione lineare della famiglia: e se la famiglia non c’è più?…». Il risultato si vede fin dalla prima sala in una suggestiva installazione con decine di schermi di smartphone che fanno da ponte fra il mondo digitale e quello reale. Poi si entra nel vivo del percorso, volutamente confusionale perché la contemporaneità è un sovraccarico d’informazioni, dove ogni visitatore può assemblarsi da solo il catalogo con le cose che più gli interessano. E iniziare a sperimentare. Scoprire come la manifattura diventa digitale. Come le cose che gettiamo nella spazzatura possono rientrare in casa come oggetti nuovi di zecca. Come si crea una «stanza per l’anima» con un telaio tridimensionale. Come vive la casa un malato di Alzheimer, e come la vive chi ci lavora. Come degli artisti contemporanei interpretano gli appartamenti di oggi. Come si torna bambini giocando con un «videogame» in cui si può distruggere e ricostruire la Triennale, o facendosi cullare dalle ninne nanne di tutto il mondo.

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