il Tar della Lombardia: giusta l’indagine patrimoniale sugli stranieri per le case Aler

Non è discriminazione chiedere ai cittadini stranieri di fornire documentazione su eventuali proprietà possedute all’estero come condizione obbligatoria per ottenere una casa popolare in Italia. Lo ha stabilito il Tar della Lombardia che ha dato ragione al Comune di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, bocciando il ricorso presentato da un cingalese che chiedeva di essere reinserito nelle graduatorie pur non avendo fornito la documentazione adeguata. A riferirlo è l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato, che osserva: “Il metodo e le regole adottate dal sindaco di Sesto San Giovanni ora debbono essere d’esempio nei comuni di tutta la Lombardia. Invece, a Milano, il centrosinistra a trazione buonista fa tutt’altro e concede case popolari in deroga, scavalcando le regolari graduatorie, e favorendo così gli stranieri. Infatti, nel 2018, sono state assegnate 341 case popolari in deroga, 209 (cioè il 60%) delle quali finite nelle mani di stranieri. La deroga è lo strumento con il quale la sinistra buonista ricompensa gli immigrati a danno degli italiani”. Secondo De Corato, in Lombardia per anni c’è stata “una vera e propria ingiustizia sociale ed una discriminazione al contrario”: quella delle “case popolari occupate, più o meno regolarmente, nella maggior parte da stranieri anche se pagate con i soldi degli italiani”. Ma, dopo la pronuncia del Tar favorevole al Comune di Sesto San Giovanni, “adesso, finalmente, c’è un’alternativa”.

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