negli ultimi 5 anni dimezzati i piani urbanistici

In un passato non troppo lontano, proprio città come Torino hanno beneficiato di un Piano regolatore ben strutturato e capace di guidare lo sviluppo trainato dal fenomeno “olimpico” della città, evitando che un grande evento potesse stravolgere il profilo urbano in modo non programmato e sinergico. Eppure uno dei messaggi che risuona in questi giorni nel capoluogo piemontese – sede dal 12 al 15 novembre 2019 alla Nuvola Lavazza della quattro giorni di Urbanpromo Progetti per il Paese e Urbanpromo Social Housing, organizzati dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit – è che in Italia si pianifica sempre di meno, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore. Lo rivela la fotografia contenuta nel Rapporto del Territorio Inu 2019 illustrata il 14 novembre in anteprima nella sua veste scientifica e culturale, in vista di una più formale presentazione attesa entro l’anno a Roma. L’approfondimento – che viene aggiornato in genere ogni cinque anni – è un lavoro di prestigio che serve a riflettere sui mutamenti in atto. Per cercare risposte e soluzioni. Se si guarda al complesso delle attività di rinnovo dei piani urbanistici fra 2011 e 2014 e fra 2015 e 2018, le quota di amministrazioni che hanno adottato un nuovo piano o una variante generale si è praticamente dimezzata dal 22 al 10,5%. Con l’eccezione di alcune regioni come il Trentino-Alto Adige e l’Emilia Romagna, dove invece si è segnalato un incremento. Il calo investe prima di tutto i comuni di minori dimensioni. Paradossalmente, laddove c’è maggiore sviluppo c’è anche più spinta a pianificare: economia e rinnovo del governo del territorio vanno di pari passo.

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