anderson: un grave danno la mancata proroga della cedolare secca per i negozi

La manovra di bilancio va avanti a colpi di annunci poi smentiti, incertezze, dubbi. “Troppo spesso in questi mesi — osserva il presidente di Federproprietà Massimo Anderson a nome del Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari (Federproprietà, Uppi, Confappi,Movimento difesa della casa) — gli orientamenti del governo hanno fatto sobbalzare i proprietari di case per il pericolo di nuove tasse che passerebbe anche dall’unificazione dell’Imu-Tasi, consentendo ai Comuni di aumentare le aliquote alla cedolare secca. E dietro l’angolo c’è sempre lo spauracchio di un’ennesima patrimoniale per mettere in ordine i conti dello Stato”. La mancata proroga della cedolare secca per le attività commerciali e l’estensione a tutti gli usi diversi dall’abitazione, nonostante gli emendamenti dei gruppi di Lega, Fi e Fratelli d’Italia — continua Anderson, anche a nome del Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari — costituiscono un duro colpo per il settore  già in gravi difficoltà per la crisi economica ed occupazionale. “Sulla casa si stanno concentrando solo tasse e balzelli, mentre Federproprietà ha presentato in Senato, e nel corso di convegni che risalgono al luglio 2016, alcune proposte riguardanti l’estensione della cedolare secca al 10% per i contratti ad uso abitazione su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento ai Comuni colpiti da calamità naturali. Chiedeva la conferma della cedolare secca al 21% per le locazioni commerciali e l’estensione a tutti gli usi diversi dall’abitazione; l’estensione dei contratti concordati anche ad uso diverso dall’abitazione, la riduzione della tassazione sulle seconde case fuori dal luogo di residenza, utilizzate per abitazione personale; il mantenimento dell’invarianza del gettito Imu-Tasi per evitare che nell’accorpamento delle due imposte sia determinata un’aliquota ai massimi livelli per ciascuna di esse. E’ sbagliato — conclude Anderson anche a nome di Bruyere e Rezzonico — pensare  di risanare i conti pubblici colpendo sempre case e negozi, senza tener conto che i loro proprietari sono buoni contribuenti versando già allo Stato e ai Comuni circa 50 miliardi di euro l’anno che non vengono investiti per un piano casa per le fasce deboli”.

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