La proprietà non registra subito il contratto d’affitto: il giudice riduce il canone

Il proprietario dell’appartamento (una società) tardava pretestuosamente a registrare il contratto di locazione, ma anche a eseguire lavori urgenti per sistemare il cattivo stato della cucina. Il termine per la registrazione è però perentorio entro trenta giorni dalla stipula del contratto: e così ora il Tribunale di Milano ha dato ragione alla coppia di inquilini, stabilendo che il canone dovrà essere quello concordato in seguito all’accordo locale tra il Comune di Milano, i sindacati e le associazioni di proprietari; e condannando la proprietà a restituire le somme in eccesso finora pagate. Tutto inizia nel mese di marzo del 2018, quando la coppia stipula un contratto di locazione per un appartamento in zona Turro, a Milano. Il contratto decorre dal 1 marzo e, il giorno successivo, la coppia entra nell’appartamento accorgendosi del pessimo stato di conservazione della cucina, chiedendone subito la sistemazione o la sostituzione. La proprietà propone la sostituzione con spesa compartecipata a metà, ma la coppia rifiuta e chiede il ripristino della funzionalità della cucina. A quel punto la proprietà “tentenna” nel registrare il contratto come da termini di legge, entro trenta giorni, salvo poi affrettarsi a farlo quando interviene l’ufficio legale del Sunia Milano. Si va comunque in causa, perché la legge è chiara: se il contratto non viene registrato entro trenta giorni, l’inquilino ha diritto al canone concordato minimo, che è sensibilmente più basso rispetto a quello di mercato. In questo caso, poco più di 500 euro al mese contro 758 euro. La coppia vince la causa, data la prova evidente di un contratto di locazione “4+4” a decorrere dal 1 marzo 2018. Di conseguenza il canone viene ricalcolato d’ufficio e la proprietà è condannata a risarcire quanto finora pagato in più dalla coppia: poco più di 3.100 euro.

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